martedì 24 dicembre 2013

Buon Natale  a tutti i visitatori di questo blog
               da nonna Alba

venerdì 13 dicembre 2013

il più bel regalo di Natale

è tempo di regali si avvicina Natale, e non sappiamo più cosa offrire ai nostri bambini, le case sono stracolme di giochi, anche molto costosi, poi adesso è di moda i video e vedi i bimbi con questi aggeggi nelle mani che sembrano rapiti in un altro mondo, se le parli non sentono tanto sono assorti.
Non so se è un bene o un male, ma certamente essi in questo modo si estraniano alla vita non socializzano.
Ecco che anche io mi sono isolata a pensare a una cartella di legno il dono più bello che da bimba ho ricevuto:
Avevo sei anni nel 46 ed inizio la scuola solo che non avevo una cartella dove mettere il libro, quaderni, e matite.
Arrotolavo tutto con un elastico(preso da mia madre di quelli che lei adoperava per sostituire nelle mutandine, quando questi si rompeva)solo che ci lasciavo in filo lungo così me lo passavo sulle spalle e a quel modo mi avviavo a scuola.
Il mio papà lavorava al allestimento navi Ansaldo di Genova, allora l'interni di una nave era per la maggiore fatto di legno pregiato,così vi erano i falegnami e i lucidatori di mobili.
Mestiere che ormai è solo nei ricordi o se esiste ancora qualche ebanista lo sa fare.
Tornando ai doni sotto l'albero che il mio era un ramo di alloro con mandarini, noci e le caramelle che faceva papà(caramellava lo zucchero lo faceva raffreddare sul tavolo di marmo, e li incartava per poi appenderle ) questo solo la vigilia perchè non ci sarebbero arrivate a Natale.
Al mattino seguente come ogni bimbo vi era l'ansia di vedere cosa mi aveva portato allora si aspettava Gesù bambino, ora è di moda Babbo Natale(ci siamo americanizzati anche in questo) 
Vi era un pacco fasciato con la carta da zucchero(se vi ricordate si comprava sciolto e veniva incartato con una carta celeste azzurrina, tanto è vero che anche anche le ditte  manifatturiere avevano inventato il colore carta zucchero)
Che grande ! chi sa cosa c'era dentro apro alla svelta tanto era lucida che mi sono specchiata, ma no non era un specchio era una cosa di legno con una mappa dove si apriva e chiudeva una maniglia di cuoio,apro e vi erano dei laccetti e non capivo.
Allora papà mi disse" ti piace la tua nuova cartella,così non bagni i quaderni quando piove."
Bella era veramente bella!era un mobile di lusso che io portavo ogni giorno a scuola ed orgogliosa ne ero, me la aveva fatta il mio papà per me.
Col tempo mi disse come era riuscito a nascondere la sua manodopera si portava la cartella quando saliva sulle navi li non vi era il capo che controllava e lui poteva d'accordo con il falegname farmi la cartella.
La mia compagna era il mio orgoglio,anche se mi è servita una volta come autodifesa si ho spaccato la testa a un bambino,mi prendeva in giro perchè avevo la cartella di legno.
Da grande ho capito che avevo difeso il mio papà.
Quanta nostalgia,  che fine hai fatto non lo so tu vivi nei miei ricordi più belli, o mia dolce cartella di legno.
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domenica 17 novembre 2013

una iniziativa di amt(azienda municipalizzata tranvie) con la  metro più corta  del mo
LOGO AMT
Immaginiamo di essere per un giorno dei prodi cavalieri o delle belle dame cortesi e facciamo finta di tornare indietro nel tempo, proprio come in certi film. In una città come Genova non è affatto difficile. Girando nel suo centro storico e perdendosi tra viuzze e piazzette interne tutto è possibile... guardando con occhi attenti tutto ne sa di Medioevo.
Il nostro giro inizia proprio nel cuore di Genova, utilizzando la metropolitana e scendendo alla fermata di Sarzano/Sant’Agostino. Ci troviamo in Piazza Sarzano, dove nel IX secolo si tenevano giostre e tornei, qui gli artigiani come i cordai e gli ortolani esponevano la loro merce. Nella piazza sorge un curioso tempietto del XVI secolo, al centro c’è un pozzo, detto Pozzo di Giano, un’apertura delle grandi cisterne; pensa che un tempo era il serbatoio d’acqua del quartiere. La piazza secentesca è delimitata sul lato nord dal Complesso di Sant’Agostino(XIII secolo) che con il suo bel Chiostro merita una visita. Chiedi ai Frati Francescani di accompagnarti a visitare il Museo (www.museidigenova.it), saranno ben contenti di accoglierti e di fornire informazioni e racconti. Tra Piazza Sarzano e il mare, a ridosso delle mura della città, Campo Pisano, un borgo colorato che si affaccia su una piazzetta realizzata a “rissoeu”, tipica pavimentazione ligure di pietre di mare di colore bianco e nero, raffigurante una galea genovese. Un angolo particolare, con una storia particolare.
Lì furono, infatti, sistemati dalla Repubblica di Genova i prigionieri pisani, ai quali non era permesso vivere all’interno della città. C'è chi dice che ancora nell’ottocento si sentisse un accento toscano tra gli abitanti di quelle case. Risaliamo in Via Ravasco e in prossimità di Passo delle Murette è possibile salire su un tratto delle antiche mura medievali che separano la città antica dai nuovi insediamenti. Imbocchiamo Via del Colle dove sono ben visibili le massicce mura, edificate nel XII secolo per difendere Genova dalla minaccia del terribile imperatore Federico I Barbarossa. Arriviamo a Porta Soprana, l’ingresso alla città medievale, dove puoi visitare la Casa di Cristoforo Colombo e l’affascinante Chiostro di Sant’Andrea. Oltrepassa la Porta e dirigiti in Salita del Prione; nel giro di pochi minuti ti troverai in Piazza delle Erbe, dove potrai gustare piatti liguri della tradizione nelle tipiche trattorie.
A due passi, in Vico dei Castagna 14r, un po’ nascosto, troverai La Fabbrica del Cioccolato Viganotti: entrando in questa antichissima bottega ti sembrerà di entrare in una fiaba, dove mastri artigiani ti sapranno consigliare, in base ai tuoi gusti, prelibate delizie al cioccolato! Continuando il giro nei dintorni, raggiungerai un altro gioiellino medievale: la chiesa romanica di San Donato.
chiosco di s andrea
casa di Colombo

chiosco di s agostinovchiesa medievalestrada fatta di pietre di mare

Torre Embriaci e campanile monastero S Agostino







pozzo medievale 

venerdì 15 novembre 2013

sempre il mio poeta preferito Eugenio Montale,


Meriggia Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.



















Passare il pomeriggio, pallido (per il caldo) e riflessivo, vicino a un caldissimo recinto di un giardino, ascoltare tra i rovi e le sterpaglie canti rumorosi dei merli, fruscii dei serpenti. Nelle crepe del terreno o sulla pianta della veccia osservare le file di formiche rosse, che ora si dividono, ora si riuniscono, in cima a piccolissimi mucchietti di terra. Guardare attentamente tra i rami il balenare in lontananza delle onde che si accavallano, mentre si alzano tremolanti frinii di cicale dalle alture prive di vegetazione. E procedendo nel sole che abbaglia la vista, percepire con uno stupore malinconico com'è realmente la vita intera e la sua sofferenza, in questo camminare di fianco a un muro che ha in cima cocci taglienti di bottiglia.

martedì 12 novembre 2013

con grande gioia leggo che riapre il famoso caffè degli specchia genova 
A Genova, come in ogni città, ci sono dei posti prediletti e molto frequentati all'ora del tè e dell’aperitivo, uno di questi è certamente il Caffé degli Specchi, che si trova in pieno centro, in Salita Pollaiuoli, a pochi passi da Palazzo Ducale, in un vicolo che scende verso il cuore dei caruggi.
Accanto alla porta d’ingresso, un’insegna riporta una frase.
Il locale, che aprì i battenti nel lontano 1917, annoverava tra i suoi avventori l’autore di queste parole, il famoso poeta Dino Campana.
Una grotta di porcellana, così si presenta ai suoi visitatori questo Caffé storico, la volta del suo soffitto è completamente ricoperta di piastrelle color panna.
E lo scintillio degli specchi che tutto attorno riflettono la luce dona un particolare charme al locale.
Un’ambiente d’antan, il fascino di altri tempi, al tempo presente.
Al Caffè degli Specchi si gustano i piatti della tradizione genovese, dolci e pasticceria di prima qualità.
Nella bella stagione, si usa sedersi fuori, sulle panche poste in Salita Pollaiuoli.
E si viene qua per il più genovese degli aperitivi, a pochi metri c’è il traffico cittadino, dietro l’angolo c’è Piazza delle Erbe.
Genova è così, c’è una città, più antica e tanto viva, nella città.
E il Caffè degli Specchi è uno dei fiori all’occhiello del nostro centro storico.
Ma Genova è una città in salita e così sono i locali del sua città vecchia.
E allora saliamo al piano superiore, su per questa scala.
E la sala superiore ha questi colori caldi, luminosi, solari.
Non fatevi ingannare dall’immagine!
Oh, sì, vedete tutti i tavoli liberi perché la mia visita è avvenuta in un orario insolito, ma qui è sempre pieno, questo è uno dei locali preferiti dai genovesi.
Si viene qui, e ci si accomoda in un angolo, a far due chiacchere con un’amica.
E come potete notare, l’atmosfera non manca.
In inverno si viene a sorseggiare una fumante tazza di tè, e sono davvero molte le varietà che troverete, qui servono diversi tipi di tè e tisane, oppure si può optare per  un’ottima cioccolata calda, comodamente seduti ad uno dei tavolini accanto alle finestre, che guardano su Salita Pollaiuoli.
Al bancone, ad accogliervi con un sorriso, saranno Roberta e Valentina.
Qui l’aperitivo è tutto al femminile ed è Valentina a destreggiarsi con lo shaker e i vari ingredienti che riempiranno il vostro bicchiere.
Ve lo serviranno qui, in queste sale.
Ancora altri gradini.
Genova, la vera Genova è così.
E ancora colori caldi, le tinte del giallo.
E una finestra, una finestra che affaccia sui caruggi.

Guardate giù, per una delle più belle prospettive su Piazza Pollaiuoli, sul suo spazio ampio, sulla splendida edicola che la sovrasta, su quella strada verso la quale guardava Dino Campana, là, dove la folla saliva veloce.
E poi si scende e viene in mente un altro poeta, Giorgio Caproni.
Genova verticale,
vertigine aria scale.
Genova è anche questo, il Caffè degli Specchi con le sue suggestioni di inizio Novecento.
La bellezza di una città non è solo nei suoi monumenti, nella magnificenza di certe architetture, nello splendore delle sue chiese.
Il fascino di una città è anche nei suoi locali, presenze preziose e da tutelare, luoghi di aggregazione che si inseriscono in perfetta armonia nel tessuto urbano.
La porta si apre su Salita Pollaiouli, là fuori, dove vi attende l’antica Superba, una città tutta da scoprire.

vedute aeree del disastro ciclonico nelle Filippine


sono poche le case in muratura e quelle sono rimaste in piedi 

giovedì 7 novembre 2013

Una grande mostra a Genova Edward Munnch

Ci sono icone indelebili nella storia dell'arte che per la loro eccezionalità di moderne iconostasi finiscono per celare gran parte della poetica dei loro autori. Prendete l'Urlo di Munch. Poche opere nella storia del 900 hanno riscosso un tale successo di critica e di pubblico pari a questa opera celeberrima. Ma chi conosce l'immenso oltre della produzione di Edvard Munch? La mostra a lui dedicata al palazzo Ducale di Genova si propone fare il punto sulla più vera e autentica complessa dimensione del maggior pittore norvegese di tutti i tempi, la cui eredità alla morte era forte di mille quadri, 18 mila stampe, 300 disegni e acquerelli, 92 quaderni di schizzi , senza contare le xilografie, le sculture. Un artista audace nel sopprimere i confini tra supporti e tecniche artistiche, in grado di sfruttare dalle fotografie ai collage, ai film. Che cos' è l'arte? L'arte nasce dalla gioia e dal dolore. Ma soprattutto dal dolore" ripeteva questo autore di cui si celebra il 150nario dalla nascita, che oltre al tema della paura, della sofferenza e della morte - che gran parte ebbero nella sua interpretazione - trovò nella cinetica, forte dell'uso personalissimo delle linee, una delle cifre più inconfondibili.



Edvard Munch, palazzo ducale di genova, fino al 27 aprile, è prodotta da Palazzo Ducale fondazione Cultura, 

giovedì 24 ottobre 2013

le banane

L'altro giorno porgendo una banana per merenda al mio nipotino Diego mi disse "nonna me le levi questi fili che scendono.


La mia mente in quel momento è volata alla mia infanzia dove io per la prima volta ho gustato la banane
vi racconto:
 Esisteva un treno merci che dal porto di Genova traversava la città portando  carichi da smaltire nella discarica dell'immondizia ( rumenta  in dialetto) 
Allora a quei tempi lo scarto era minimo, la plastica non esisteva, il vetro veniva riciclato, ve la  ricordate la caparra
per restituire le bottiglie?
La carta serviva in casa  con i giornali si pulivano i vetri
ed il resto si facevano le palle per poi metterle nel fuoco.
( si macerava la carta con  acqua fino a formare una fanghiglia,
si stritolava con le mani  e si confezionavano le palle, dopo di che messe al sole ad asciugare, per poi finire nel fuoco della stufa
Noi bambini nella discarica cercavamo ferra,rame e i vari metalli,(una vota fui baciata dalla fortuna trovai un grosso anello )per venderlo al straccivendolo(.si l'omone che urlava per la strada con il sacco e la bilancia appesa alle spalle, il terrore dei bambini perchè veniva loro detto"se fai il cattivo l'uomo del sacco ti porta via.
Ho divagato un goccino per creare con la fantasia la scena di un film che non è possibile restaurare perchè esso fa parte solo della memoria.
Tornando al treno, un giorno giunse carico di una crema dolciastra, non avevo mai assaggiato quel gusto mi piaceva ma che cosa era?
In un altro vagone vi era delle cose che assomigliavano alla mezza luna e gialle ( banane era la prima volta che le vedevo)
ora che sono nonna rido al pensiero che mi divertivo a scivolare sulla crema di banane disfatte,solo che le amiche mosche mi correvano dietro ero dolce.
Col tempo e il progresso tutto svanì nasce l'era moderna schiavi della plastica 
Il suo inventore Giulio Natta di Porto S Maurizio( Imperia)
Ricevette nel 1963 il premio nobel per la chimica.
La società dei consumi crea problemi di inquinamento ambientale a lungo termine in cambio di comodità a breve termine. questa cultura "usa e getta"  sta gravando il mondo.
La plastica è preziosa ma è fortemente inquinante, non abusiamone perchè non esistano batteri in grado di decomporla  e se  brucia produce diossina.
su youtube esiste un bellissimo video "l'isola di plastica.



lunedì 14 ottobre 2013

il treno del calore

Girando in web ho visto questa foto e un sussulto al mio cuore è stato tutt'uno, quante volte ho pensato a quel treno, non per fare dei viaggi,lui mi ha scaldato,mi ha protetto, è vero noi bambini davamo l'assalto a quel treno come poi più tardi ho visto fare al cinema dai Gangster, ma era diversa la motivazione loro per avidità noi per freddo.
Si quel treno vecchio a carbone che sbuffava per tutta la città
noi bambini lo aspettavamo,  era pieno di carbone cookie, lo portava alla fabbrica del gas, si il gas prima del metano si faceva con il carbone dove operai erano addetti agli alti forni.
Ritornando indietro con la memoria, ricordo che ero l'unica femmina a rischiare si salire sul treno in corsa con un grosso sacco
dove mettevo la refurtiva( cioè il carbone)
Eravamo come le lepri se venivamo scoperti, ma questo secondo chi era alla giuda del treno, molto spesso il macchinista invece di mettere carbone nella caldaia del treno  lo buttava per terra, così i più piccoli potevano riempirsi il sacco.
Si ci hanno messo anche il vigile motorizzato a guardia di noi,ma lui chiudeva tutti e due gli occhi, su dieci vagoni anche se ne prendevamo un po  che male facevamo.
Un giorno nella garitta del vagone mi son trovata una paura che non ho mai dimenticato, ero con il carico di carbone ed  era pesante avevo riempito tutto il sacco erano 50 kg, salta un uomo che mi vuole prendere il sacco , non si accontentava della metà  lo voleva tutto ed io per non prendere botte come mi aveva minacciato glielo diedi.
Ricordo che anche se mi aveva fatto del male quando sentii dire che era rimasto sotto il treno mi dispiacque veramente.
Li dovevamo essere lesti agili attenti e solo dei bambini potevano fare quello.
La stufa che era una latta della salsa ( ve la ricordate quella da 5kg) era rossa dal calore del carbone e noi in questa stagione delle castagne con una padella bucata dopo tanta fatica ci sfamava e si ci riscaldava con il carbone del treno 

sabato 12 ottobre 2013

Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche

San Donato ed altre chiese di Genova
La chiesa di San Donato costituisce uno dei migliori esempi della tipologia tipica delle chiese medievali genovesi. Costruita verso la fine dell'XI secolo e modificata soprattutto nella zona presbiteriale nel secolo successivo. Particolarmente interessante è la torre nolare ottagonale che si eleva sulla crociera del transetto.
La struttura della torre è a tre ordini di aperture anche se quella più alta è di ripristinoOgni ordine è diviso dal successivo da una cornice a dente di sega. L'ordine inferiore è costituito da ampie arcate poggianti su colonne poste negli spigoli all'interno delle quali si aprono delle bifore. I capitelli sono decorati con foglie e volute classicheggianti.
L'ordine intermedio è costituito da trifore che si aprono all'interno di specchiature delimitate da lesene ed archetti in forte aggetto.
Il resto della chiesa appare molto semplice se confrontato con la torre che domina l'edificio con la sua altezza.
La facciata è a capanna ed è aperta da un unico portale preceduto da un protiro su colonne, di ripristino.
L'interno è a tre navate su colonne dai capitelli classicheggianti; al di sopra degli archi longitudinali si aprono le bifore del falso matroneo. La coprtura è lignea.
A capanna è anche la facciata della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, seminascosta tra le case del centro storico. Il portale presenta un'architrave decorata con tarsie cosmatesche e capitelli in parte fogliati ed in parte figurati.
La caratteristica più interessante è la struttura della parte absidale dove solo il cilindro centrale sporge leggermente in pianta mentre i due vani laterali sono contenuti nello spessore del muro. Un tiburio si eleva sopra la crociera del transetto.
La chiesa di S. Agostino risale al XIII secolo ed ha subito notevoli danni nell'ultimo conflitto. La bella facciata tripartita dal paramento bicromo è generosamente aperta da un rosone e da due bifore.
L'elegante portale ogivale a fascio di colonnine è contenuto in un falso protiro poco aggettante. I capitelli e le mensole hanno dei crochets e sono ricoperte da minuti rilievi sulla superficie.
Le bifore laterali riprendono la struttura del portale. Le colonnine dei piedritti sono qui bicolori e compongono con gli altri elementi un tema a scacchiera.
La muratura della facciata è cosparsa di scritte dedicatorie e stemmi araldici.
Sul fianco destro si trova un elegante chiostro triangolare (XIV-XV secolo) su colonne e pilastri bicolori.
I capitelli sono del tipo cubico ad angoli smussati, dalle facce lisce con rare eccezioni.
Il campanile in laterizio ha una cuspide ottagolane con pinnacoli angolari ed è diviso in specchiature delimitate da archetti. Coppie di bifore e quadrifore ne costituiscono le aperture.
Un'alta abside poligonale aperta da un oculo domina il prospetto posteriore.
Nei pressi di porta Soprana si trova, isolato, il grazioso chiostro di S. Andrea, su colonnine binate dai capitelli istoriati.
Negli angoli le colonne si addossano formando gruppi di sei.
Due coppie di colonne sono rivolte verso i lati del chiostro, una verso lo spigolo esterno, la sesta è al centro. In alcuni casi con interessanti capitelli a forma di fauci che inghiottono il fusto.
I capitelli sono in parte fogliati, in parte ricoperti di figure rozzamente scolpite mentre su una delle basi lo scultore ha scolpito la piccola figura di un animale addormentato.
Altri capitelli sono decorati con scene di lotta tra animali ed episodi in cui sono involte figure umane diffilmente identificabili.
La chiesa di Santa Maria delle Vigne risale al X secolo ma è stata completamente ristrutturata nel XVI secolo. Sul fianco sinistro si appoggia il suo poderoso campanile del XII secolo.
Alla sua base si apre un voltone sotto cui transita il vicolo. Vi si trova un sepolcro ad arcosolio la cui fronte è costituita da un sarcofago romano (XIII secolo).
Sorta per iniziativa della cittadinanza e per mezzo dei Cavalieri di Gerusalemme, la chiesa di S. Giovanni di Pré si trova sulla via di comunicazione che da Ovest conduceva alla città. Si tratta di uno degli edifici più interessanti della città per la sua conformazione.
Di fronte alla facciata si trova un edificio a tre piani che costituiva la commenda, cioé l'edificio adibito all'accoglienza dei pellegrini.
La chiesa è costituita da due piani sovrapposti: quello inferiore, accedibili dai portali aperti sotto i porticati laterali, era pubblica, quella superiore era urilizzato unicamente dal clero.
Il prospetto posteriore è caratterizzato da un'ampia abside semicircolare affiancata da due absidi laterali a terminazione piatta. Al di sopra si eleva l'imponente campanile, dalle tipiche caratteristiche genovesi.
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