giovedì 24 ottobre 2013

le banane

L'altro giorno porgendo una banana per merenda al mio nipotino Diego mi disse "nonna me le levi questi fili che scendono.


La mia mente in quel momento è volata alla mia infanzia dove io per la prima volta ho gustato la banane
vi racconto:
 Esisteva un treno merci che dal porto di Genova traversava la città portando  carichi da smaltire nella discarica dell'immondizia ( rumenta  in dialetto) 
Allora a quei tempi lo scarto era minimo, la plastica non esisteva, il vetro veniva riciclato, ve la  ricordate la caparra
per restituire le bottiglie?
La carta serviva in casa  con i giornali si pulivano i vetri
ed il resto si facevano le palle per poi metterle nel fuoco.
( si macerava la carta con  acqua fino a formare una fanghiglia,
si stritolava con le mani  e si confezionavano le palle, dopo di che messe al sole ad asciugare, per poi finire nel fuoco della stufa
Noi bambini nella discarica cercavamo ferra,rame e i vari metalli,(una vota fui baciata dalla fortuna trovai un grosso anello )per venderlo al straccivendolo(.si l'omone che urlava per la strada con il sacco e la bilancia appesa alle spalle, il terrore dei bambini perchè veniva loro detto"se fai il cattivo l'uomo del sacco ti porta via.
Ho divagato un goccino per creare con la fantasia la scena di un film che non è possibile restaurare perchè esso fa parte solo della memoria.
Tornando al treno, un giorno giunse carico di una crema dolciastra, non avevo mai assaggiato quel gusto mi piaceva ma che cosa era?
In un altro vagone vi era delle cose che assomigliavano alla mezza luna e gialle ( banane era la prima volta che le vedevo)
ora che sono nonna rido al pensiero che mi divertivo a scivolare sulla crema di banane disfatte,solo che le amiche mosche mi correvano dietro ero dolce.
Col tempo e il progresso tutto svanì nasce l'era moderna schiavi della plastica 
Il suo inventore Giulio Natta di Porto S Maurizio( Imperia)
Ricevette nel 1963 il premio nobel per la chimica.
La società dei consumi crea problemi di inquinamento ambientale a lungo termine in cambio di comodità a breve termine. questa cultura "usa e getta"  sta gravando il mondo.
La plastica è preziosa ma è fortemente inquinante, non abusiamone perchè non esistano batteri in grado di decomporla  e se  brucia produce diossina.
su youtube esiste un bellissimo video "l'isola di plastica.



lunedì 14 ottobre 2013

il treno del calore

Girando in web ho visto questa foto e un sussulto al mio cuore è stato tutt'uno, quante volte ho pensato a quel treno, non per fare dei viaggi,lui mi ha scaldato,mi ha protetto, è vero noi bambini davamo l'assalto a quel treno come poi più tardi ho visto fare al cinema dai Gangster, ma era diversa la motivazione loro per avidità noi per freddo.
Si quel treno vecchio a carbone che sbuffava per tutta la città
noi bambini lo aspettavamo,  era pieno di carbone cookie, lo portava alla fabbrica del gas, si il gas prima del metano si faceva con il carbone dove operai erano addetti agli alti forni.
Ritornando indietro con la memoria, ricordo che ero l'unica femmina a rischiare si salire sul treno in corsa con un grosso sacco
dove mettevo la refurtiva( cioè il carbone)
Eravamo come le lepri se venivamo scoperti, ma questo secondo chi era alla giuda del treno, molto spesso il macchinista invece di mettere carbone nella caldaia del treno  lo buttava per terra, così i più piccoli potevano riempirsi il sacco.
Si ci hanno messo anche il vigile motorizzato a guardia di noi,ma lui chiudeva tutti e due gli occhi, su dieci vagoni anche se ne prendevamo un po  che male facevamo.
Un giorno nella garitta del vagone mi son trovata una paura che non ho mai dimenticato, ero con il carico di carbone ed  era pesante avevo riempito tutto il sacco erano 50 kg, salta un uomo che mi vuole prendere il sacco , non si accontentava della metà  lo voleva tutto ed io per non prendere botte come mi aveva minacciato glielo diedi.
Ricordo che anche se mi aveva fatto del male quando sentii dire che era rimasto sotto il treno mi dispiacque veramente.
Li dovevamo essere lesti agili attenti e solo dei bambini potevano fare quello.
La stufa che era una latta della salsa ( ve la ricordate quella da 5kg) era rossa dal calore del carbone e noi in questa stagione delle castagne con una padella bucata dopo tanta fatica ci sfamava e si ci riscaldava con il carbone del treno 

sabato 12 ottobre 2013

Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche

San Donato ed altre chiese di Genova
La chiesa di San Donato costituisce uno dei migliori esempi della tipologia tipica delle chiese medievali genovesi. Costruita verso la fine dell'XI secolo e modificata soprattutto nella zona presbiteriale nel secolo successivo. Particolarmente interessante è la torre nolare ottagonale che si eleva sulla crociera del transetto.
La struttura della torre è a tre ordini di aperture anche se quella più alta è di ripristinoOgni ordine è diviso dal successivo da una cornice a dente di sega. L'ordine inferiore è costituito da ampie arcate poggianti su colonne poste negli spigoli all'interno delle quali si aprono delle bifore. I capitelli sono decorati con foglie e volute classicheggianti.
L'ordine intermedio è costituito da trifore che si aprono all'interno di specchiature delimitate da lesene ed archetti in forte aggetto.
Il resto della chiesa appare molto semplice se confrontato con la torre che domina l'edificio con la sua altezza.
La facciata è a capanna ed è aperta da un unico portale preceduto da un protiro su colonne, di ripristino.
L'interno è a tre navate su colonne dai capitelli classicheggianti; al di sopra degli archi longitudinali si aprono le bifore del falso matroneo. La coprtura è lignea.
A capanna è anche la facciata della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, seminascosta tra le case del centro storico. Il portale presenta un'architrave decorata con tarsie cosmatesche e capitelli in parte fogliati ed in parte figurati.
La caratteristica più interessante è la struttura della parte absidale dove solo il cilindro centrale sporge leggermente in pianta mentre i due vani laterali sono contenuti nello spessore del muro. Un tiburio si eleva sopra la crociera del transetto.
La chiesa di S. Agostino risale al XIII secolo ed ha subito notevoli danni nell'ultimo conflitto. La bella facciata tripartita dal paramento bicromo è generosamente aperta da un rosone e da due bifore.
L'elegante portale ogivale a fascio di colonnine è contenuto in un falso protiro poco aggettante. I capitelli e le mensole hanno dei crochets e sono ricoperte da minuti rilievi sulla superficie.
Le bifore laterali riprendono la struttura del portale. Le colonnine dei piedritti sono qui bicolori e compongono con gli altri elementi un tema a scacchiera.
La muratura della facciata è cosparsa di scritte dedicatorie e stemmi araldici.
Sul fianco destro si trova un elegante chiostro triangolare (XIV-XV secolo) su colonne e pilastri bicolori.
I capitelli sono del tipo cubico ad angoli smussati, dalle facce lisce con rare eccezioni.
Il campanile in laterizio ha una cuspide ottagolane con pinnacoli angolari ed è diviso in specchiature delimitate da archetti. Coppie di bifore e quadrifore ne costituiscono le aperture.
Un'alta abside poligonale aperta da un oculo domina il prospetto posteriore.
Nei pressi di porta Soprana si trova, isolato, il grazioso chiostro di S. Andrea, su colonnine binate dai capitelli istoriati.
Negli angoli le colonne si addossano formando gruppi di sei.
Due coppie di colonne sono rivolte verso i lati del chiostro, una verso lo spigolo esterno, la sesta è al centro. In alcuni casi con interessanti capitelli a forma di fauci che inghiottono il fusto.
I capitelli sono in parte fogliati, in parte ricoperti di figure rozzamente scolpite mentre su una delle basi lo scultore ha scolpito la piccola figura di un animale addormentato.
Altri capitelli sono decorati con scene di lotta tra animali ed episodi in cui sono involte figure umane diffilmente identificabili.
La chiesa di Santa Maria delle Vigne risale al X secolo ma è stata completamente ristrutturata nel XVI secolo. Sul fianco sinistro si appoggia il suo poderoso campanile del XII secolo.
Alla sua base si apre un voltone sotto cui transita il vicolo. Vi si trova un sepolcro ad arcosolio la cui fronte è costituita da un sarcofago romano (XIII secolo).
Sorta per iniziativa della cittadinanza e per mezzo dei Cavalieri di Gerusalemme, la chiesa di S. Giovanni di Pré si trova sulla via di comunicazione che da Ovest conduceva alla città. Si tratta di uno degli edifici più interessanti della città per la sua conformazione.
Di fronte alla facciata si trova un edificio a tre piani che costituiva la commenda, cioé l'edificio adibito all'accoglienza dei pellegrini.
La chiesa è costituita da due piani sovrapposti: quello inferiore, accedibili dai portali aperti sotto i porticati laterali, era pubblica, quella superiore era urilizzato unicamente dal clero.
Il prospetto posteriore è caratterizzato da un'ampia abside semicircolare affiancata da due absidi laterali a terminazione piatta. Al di sopra si eleva l'imponente campanile, dalle tipiche caratteristiche genovesi.
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