martedì 11 novembre 2014

Oltre il muro - 25 anni dalla caduta del muro di Berlino

  1. I poveri tedeschi del est erano prigionieri con il cielo sopra la testa, prigionieri senza colpa, divisi da un muro lungo 155 km fatto in una notte,
    Tanti ragazzi di oggi lo leggono sui libri di scuola ma noi che abbiamo vissuto gli anni della guerra fredda sappiamo il sacrificio di vite umane che cercavano di evadere.
    Io penso a tutti i muri che vi sono nel mondo e finché questi esistono non vi sarà mai pace.
    Eccone alcuni:
    Qalqilya Cisgiordania:
    muroche divide Israele con la Palestina
    Arabia Saudita – Yemen
    Il governo si impossessa dei terreni dello Yemen e fa una barriera nel deserto lunga 75 km
    Baghdad -Iraq
    Nella città c’è un muro di 5 km nel quartier sunnita
    voluto da Bush per proteggere i sciiti
    India – Pakistan
    linea di controllo fatta con grandi intrecci di filo spinato
    lunga  3.300 Km
    Pajn Corea del sud
    Barriera profonda 4 km lunga 241 km che divide dalla Corea del nord altezza 38 parallelo
    Tijnana – Messico
    tra Stati Uniti e Messico c’è una barriera di sicurezza per gli immigranti clandestini, fatta di lamiere metallica sagomata con
     dove migliaia di persone sono morte nella speranza di trovare benessere i America
    Mililla Spagna
    barriera di filo spinato alta 3 m per ostacolare immigrazione dal Marocco
    Belfast Irlanda del nord  
    anche se il conflitto terminato le barriere esistono sempre
    altre muri tra Egitto e striscia di Gaza
    Cina altro muro con la Corea del nord.

lunedì 10 novembre 2014

scritto da francesca il 10 11 2014

Giormata-infermieri-2009_manifesto

Nella vita si ha un DNA anche per le predisposizioni lavorative.

Già da bambina sentivo un grande trasporto nei confronti dei bisogni della gente, non sapevo che cosa era quello che sentivo dentro di me, ma so che ero felice se potevo rendermi utile.
Così molto spesso mi trovavo in situazioni più grandi di me, prendendomi anche delle belle sgridate. ” Fatti i fatti tuoi”, era la frase che spesso mi sentivo dire, insomma passavo come una ficcanaso.

Nel lontano 1958 entrai come inserviente nella grande cucina del Gaslini gestita da suore che della parola  “amore “non conoscevano neppure il significato.

Perciò tante furono le angherie che io subii( niente caffè, sei stonata, messa alle 6,30 del mattino e poi ti davano la brodaglia).

Eppure io ringrazio le loro angherie perchè da un male ne è uscito un bene.

Mi facevano ruotare per sostituire persone mancanti, perciò molto spesso mi ritrovavo in cucina dietetica. Qui ho imparato a conoscere vari tipi di alimentazione indispensabili per le varie malattie, e con la dietista pesavo al mg. gli ingredienti che servivano alle diete da somministrare. E questo mi piaceva molto.

La dietista un giorno mi disse “Alba lei qui è sprecata, la sua intelligenza merita altro, faccia il corso da generica”.

A quei tempi il livello di istruzione era molto inferiore ad oggi e per essere diplomate bastavano 2 anni di scuola superiore, mentre per la generica era sufficiente la 5 elementare.

Avevo paura,erano anni che non prendevo la penna in mano, ma soprattutto  non avevo i soldi per i libri.
Tutto questo lei lo capì al volo, mi diede i suoi libri e fece in modo che gli orari di lavoro coincidessero con la scuola. Non solo ma mi ha aiutato anche a studiare.

Mi impegnai con grande forza di volontà, era quello che io in fondo avevo sempre desiderato.
La sveglia era alle 5 del mattino e a causa della grande lontananza casa- lavoro, la mia giornata terminava alle 23. Tutto questo durò un anno.

Finché giunse il sospirato giorno che lessi in bacheca: ” promossa con 59 su 60 sessantesimi”.

diploma
Non dimenticherò mai più la prima volta che ho indossato la divisa e sono entrata in corsia.
Rubavo con gli occhi il lavoro, ascoltavo i medici in visita, e leggevo molti trattati di medicina.
Dovevo essere pronta ad aiutare, il mio sangue freddo che non perdeva lucidità nei momenti difficili, è stato il mio sostegno reale.

Dopo anni, già mamma di due bambini Luigi e Lia, mi iscrissi ad un corso di specializzazione in neuro psichiatria pediatrica.

Mi affascinava la materia, così entrai nel più brutto reparto che il Gaslini potesse avere, con bimbi convulsivi, microcefali, idrocefali, malformazioni neonatali, ecc ecc.

La mia rabbia era la mia impotenza di fronte a queste tremende patologie.

neinat

Molto spesso i miei piccini avevano tragedie famigliari alle spalle, abbandonati a loro stessi e alla bontà di chi poteva prendersene cura.

Poi se sei mamma la tua sensibilità aumenta. Ricordo che di notte stiravo e lavavo i loro camicini indossati dai miei figli, e siccome anche l’occhio vuole la sua parte, i piccini, così, sembravano meno malati.

Rientrata in servizio dopo la terza figlia Laura, mi innamorai di una bimba, Angelica. Aveva 12 mesi,due occhietti vispi, mora e capelli ricci, era sana in assoluto ma aveva alle spalle vicissitudini famigliari molto tristi e dolorose.

12 m

Era veramente proibito baciare i bambini ma lei ne ha presi tanti, ma tanti di baci a “scrocco”, da me. Divenne la mia quarta figlia.

Dio sa quanto bene le ho voluto, ero riuscita ad ottenere dei permessi dalla direzione sanitaria per portarmela a casa. Visse con noi 6 anni finché la procura minorile ce la tolse. L’ho cercata ovunque ma non l’ho mai più ritrovata. E’ un pezzo di vita che manca a completare il mosaico del mio cuore.

Infermieri si nasce non si diventa.

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domenica 2 novembre 2014

Viaggio fra le usanze ed i riti del mondo e di talune parti del nostro Stivale di una giornata mai riconosciuta come festiva

La Commemorazione dei defunti è una ricorrenza della Chiesa cattolica. Anticamente preceduta da una novena, è celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue di un giorno la festività di Ognissanti del 1 novembre.
E’ il giorno in cui solitamente è consuetudine far visita ai cimiteri e camposanto, portando in dono fiori e crisantemi al cospetto delle tombe dei propri cari, talune delle quali – dopo 364 giorni di abbandono duranti i quali hanno più volte rischiato di venire inghiottite dalle erbacce – tornano così ad avere quel briciolo di decenza, nel rispetto (almeno per un giorno) di coloro che non ci sono più. Un modo come un altro per fingere di far pace con la propria coscienza, i propri rimorsi, forse mai esistiti. Perchè così fan tutti, insomma.
Il colore liturgico di questa commemorazione è il viola: quello della penitenza, dell'attesa e del dolore, utilizzato anche nei funerali. Nella forma straordinaria del rito romano era previsto che nel caso in cui il 2 novembre cadesse di domenica (così come in questo 2014), la ricorrenza fosse celebrata il giorno successivo, lunedì 3. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la ricorrenza non è mai stata ufficialmente istituita come Festività Civile.
L'idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima - così chiamata prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II -, ossia la domenica che precede di due settimane l'inizio della quaresima, all'incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all'abate benedettino Sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum". Successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica.
Nei paesi dell'America Centrale è consuetudine, oltre a visitare i cimiteri, addobbare le tombe con fiori, oltre che depositare sulle stesse giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino) o alcolici. In Messico, in alcune abitazioni, è ancora consuetudine preparare l'altare dei morti: tale manufatto viene arricchito con immagini del defunto, una croce, un arco e incenso. Ciò in quanto il credo popolare pensa che, durante tale giorno, lo spirito dei defunti venga a trovare i loro cari e questo altare avrebbe il compito di favorire tale ritorno. Nelle Filippine è consuetudine abbellire le tombe dei propri cari, oltre che offrire preghiere per tutti i defunti.
In Italia è consuetudine, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari. In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati infatti “dolci dei morti”, per celebrare la giornata.
In Sicilia durante la notte di Ognissanti la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana e altri dolci caratteristici. Nella provincia di Massa Carrara la giornata è l'occasione del “bèn d'i morti”, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino. Ai bambini veniva inoltre messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite. Nella zona del monte Argentario era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.
Nelle comunità dell'Italia meridionale dell'Eparchia di Lungro e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi si commemorano i defunti secondo la tradizione orientale di rito greco-bizantino e le celebrazioni vengono effettuate nelle settimane precedenti la Quaresima. In Abruzzo, conformemente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all'interno per utilizzarle come lanterne. A Castel San Giorgio, nel salernitano, presso il civico cimitero San Giovanni Paolo II, dal 2010 è diventata oramai consuetudine per la ricorrenza dei defunti del 2 novembre, dopo aver deposto la tradizionale corona di alloro e la corona bianca per i fanciulli volati in cielo prematuramente, organizzare nell'area antistante la Chiesa il concerto di  musica sacra presentato dalla Corale Polifonica della città, al quale con emozione ed entusiasmo assistono migliaia di cittadini. A Treviso si ricorre mangiando i delle focacce particolari chiamate “i morti vivi”.

sabato 1 novembre 2014

Arriva in Sede, una mattina presto. La testa bassa, lo sguardo spento di chi ha annullato anche l’ultimo pezzetto di dignitoso orgoglio affondandolo dentro la disperazione.


uomo-triste

“Ho 39 anni, sono ammalato di SM da 8 anni. Il neurologo che mi ha in cura mi prescrive ansiolitici e tranquillanti in attesa di visionare la risonanza magnetica che ho prenotato mesi fa all’Asl di zona.
Sono disoccupato da due anni, la mia azienda mi ha licenziato. Ai colloqui di lavoro, quando accenno alla mia malattia, mi dicono tutti “le faremo sapere”. Poi silenzio per sempre.
Con la nuova Legge di Stabilità, siccome non ho 40 anni, non ho più diritto alla mobilità.
Ho una moglie e due figli. Il più piccolo, 3 anni, soffre di tetraparesi spastica e necessita di cure e fisioterapia continue. L’Ospedale della mia città me l’ha rifiutato dicendomi di portarlo ad un centro clinico che dista più di 60 km. tra andata e ritorno.
Ho dovuto vendere l’automobile perché non potevo né mantenerla né guidarla. A causa della mia malattia, e della mia situazione famigliare, ho anche continue crisi di panico.
Alcuni amici, vicini di casa, e qualche parente si offre di accompagnare mia moglie e il bimbo a fare le terapie. Ma non so per quanto ancora.
Anche il bambino più grande soffre di disturbi legati a disabilità comunicative e necessita di riabilitazione.
Non pago l’affitto da mesi, perché non ho i soldi e ho ricevuto lo sfratto.
Ho bussato a tutte le porte. Tutti mi promettono di interessarsi al mio caso, poi…..il nulla.
Sono qui da voi, ma mi vergogno di esserci.
Scusate, ora devo uscire, camminare, sento che sto per avere un’altra crisi”.



Non riesco a parlare. Solo a pensare che questo uomo-ragazzo ha l’età di mio figlio.
Quasi mi vergogno di essere sana.
E’ tutto il giorno che penso…devo fare qualcosa…devo fare qualcosa…devo fare qualcosa…
Ora lo so.



Tre giorni dopo:


- Pronto, parlo col signor…..? Sono Francesca dell’AISM. Dovrei vederla, devo consegnarle qualcosa.


- Si, sono io, ma adesso sono in Ospedale per la terapia. A casa c’è mia moglie, se vuole può suonare il campanello e consegnare a lei.


– Ecco, per voi. Scusate, è poco ma non potevo pensare a quei bambini…no.. Devo andare.


Grazie, grazie infinite. Lei è un angelo, non sappiamo come ringraziarla.


– No..no.. non ringraziate me, io non ho fatto nulla. Ringraziate un  benefattore, per voi resterà uno sconosciuto, ma ha un cuore grande così.


con-il-cuore

E scappo via perchè non si veda la lacrima che spezzerebbe il loro sorriso.


francesca (3)
  1. Non riesco a scrivere i sentimenti che provo leggendo questa storia, che poi è la vita vissuta di un ammalato sfortunato, perchè oltre a lui ci sono i figli.
    Non ci voglio pensare cosa prova dentro questo signore, la forza che lui tiene gliela danno i suoi bambini, è una malattia per le persone che hanno soldi, vedi calciatori che possono farsi aiutare e pubblicizzare la loro malattia non chiedono l’elemosina come quel padre disperato.Mi ricordo che 2 anni fa erano con le loro carozzelle a protestare per avere aiuti dal governo.Vergogna !!!!!!!!!!!!
    Giuro che non sono razzista ma quando vedo che vengono mantenuti tanti emigranti e i nostri muoiono un pensierino permettete l’ho fatto.
    Si va in piazza per un pezzo di pane, si và in piazza perchè non hai assistenza, insomma la nostra casa è diventata la piazza, dove pure prendi le manganellate.
    sono solo capace a fare i ridicoli con i gavettoni e basta, a quanto a soldi ne hanno raccolti molto pochi. poveri ammalati di sla
    Ecco chi non fa pubblicità ha fatto del bene a questo grande signore, che so per certo lui pensa alla sua famiglia,
    Io vorrei tanto che questa vita vissuta fosse di esempio a tanti arroganti, vanitosi, egoisti, presuntuosi, avari di sentimento, e avari di denaro, a donne e uomini meschini di sentimento.
    Ma sono certa che si legge e poi tutto si dimentica, così è la vita