lo scrittore nel suo famoso romanzo "i promessi sposi"al capitolo xxxv scrive del lazzaretto di milano questi versi
" S'immagini " ; il lettore il recinto
del lazzaretto popolato di sedici mila
appestati;quello spazio tutt'ingrombo,
dove di capanne e di baracche,
dove di carri,dove di gente,quelle due
in terminate fughe di portici, a destra
e sinistra piene, gremite di languidi
o di cadaveri confusi, sopra sacconi,
o sulla paglia, qua e là un andare andare e
venire
Con questi versi abbiamo la cronaca in diretta del momento
martedì 28 maggio 2013
Milano
Vado spesso a Milano a trovare le nipotine e per strana combinazione abitano in via Lazzaretto,
non ci avevo mai pensato prima di entrare in una chiesa che poi seppi era San Carlo al lazzaretto,dove gentilmente il sacrestano mi fece un po da cicerone dicendomi che era la chiesa del lazzaretto ed era l'unica cosa rimasta.
se guardate bene questa stampa vedete nel centro la chiesa in forma ottagonale è la chiesa di San Carlo al centro del lazzaretto costruito fuori dalle mure di Milano.essa fu costruita tutta aperta per dar modo agli appestati di seguire le funzioni senza doversi muovere, fu eretta per il volere di Carlo Borromeo
come è attualmente la chiesa
il suo interno
Ritorniamo al sacrestano cicerone; venga, venga, signora le faccio vedere una cosa, aprì una botola dal coperchio di legno ed i miei occhi si spalancarono nel vedere resti di ossa umane.
Non si spaventi sono qui dalla peste del 1800
foto dell'archivio storico di Milano il lazzaretto
ancora dall'archivio storico
il lazzaretto1875
1880 il lazzaretto con lo sfondo di porta orientale, ora porta Venezia il corso attualmente per le compere di marche famose
qui avete la mappa per i milanesi che non conosco e ci vorrebbero andare
Conoscere la storia delle belle arte vuol dire fermarsi a guardare, anche in una città come Milano
sabato 25 maggio 2013
25 Maggio i funerali di Don Andrea Gallo alla chiesa del Carmine
luogo storico di una Genova antica dove lui ha iniziato il suo sacerdozio, con questo vi faccio conoscere un angolo delle città nascosta non lontana dalle visite turistiche dell'acquario.
luogo storico di una Genova antica dove lui ha iniziato il suo sacerdozio, con questo vi faccio conoscere un angolo delle città nascosta non lontana dalle visite turistiche dell'acquario.
Il borgo del CArmine
- È uno dei luoghi più antichi della città, eppure molti
giovedì 23 maggio 2013
l'addio di don Farinella amico di Don Gallo
- di Paolo Farinella > Don Andrea Gall...
Don Andrea Gallo è morto. Don Gallo Andrea vive
Genova, mercoledì 22 maggio 2013, ore 17,56, squilla il cellulare mentre sono in chiesa per un incontro. E’ Paola de Il Fatto Quotidiano che da Roma mi dice: «Ti porto brutte notizie da Genova: è morto don Gallo». Le prometto un pensiero mio che è questo.
La morte di don Andrea Gallo ci coglie di sorpresa, nonostante fossimo in attesa che accadesse. La verità è che non volevamo che morisse perché ci teneva sulle sue ginocchia e ci consolava, ci coccolava. In un tempo di papi e di gerarchie fissati su un’idea di Dio astratta, don Andrea ci fa vedere un Dio con le mani sporche di umanità, ansioso di sporcarsi e stare con la gente, fuori del tempio isolato da un muro d’incenso e d’ipocrisia. Lo scorso anno a Palazzo Ducale di Genova, alla presentazione del mio romanzo «Habemus papam», in cui preconizzavo la necessità di un papa di nome Francesco, si entusiasmò e, prendendomi da parte, mi disse: «Sarebbe ora, mi piacerebbe esserci». Ora sono contento che ha visto l’arrivo di papa Francesco e ha fatto appena in tempo a pubblicare l’ultimo suo libro «In cammino con Francesco», quasi assaporando il cambio di marcia tanto desiderato.
Don Andrea Gallo, nella mia esperienza di amicizia e di affetto, è un uomo e un profeta di Dio, nato e cresciuto «strabico» per natura e per vocazione. Sì, era strabico come Mosè nell’esperienza del Sinai. Ebbe sempre una doppia stella polare: un occhio volto sempre al popolo e uno a Dio, mai separati. Strabico, ma non scisso. Per lui Dio e il suo popolo di poveri, di beati, di umili, di emarginati, «gli ultimi» sono la stessa cosa e se, per caso, non lo erano, in lui si fondevano e si identificavano.
Don Andrea Gallo, ha costruito ponti, nella chiarezza dei fondamenti della Costituzione italiana che, nell’era del vergognoso berlusconismo, ha difeso con ardore e passione da Partigiano, e nella linearità ideale del Vangelo che ha vissuto «sine glossa» perché il Vangelo è vita donata e ricevuta senza avere in cambio nulla. Non ha una vita sua e tanto meno privata: uomo di tutti, uomo sempre accogliente e disponibile. Per questo don Gallo è un prete a 360° senza pizzi e merletti, ma vestito dell’umanità malata e carica di voglia di esserci. Quando incontra una persona, la guarda con quegli occhi profondi e gli trasmette il messaggio che lei e solo lei è importante e vale la pena «perdere tempo» per lei.
Ora don Andrea Gallo è morto. Ora don Gallo vive perché, se da un lato ci lascia più soli, dall’altrolascia a noi un impegno e un compito: essere coerenti come ci ha insegnato in vita e in morte. Per me, che lui chiamava affabilmente «il mio teologo preferito», inizia un cammino di solitudine ecclesiale ancora più intensa perché quando c’era lui, bastava un incontro, una telefonata per rincuorarci a vicenda e confidarci cose da preti. Ora resto solo, ma con la certezza che averlo conosciuto, amato, difeso, condiviso è uno dei regali più grandi che Dio mi ha fatto e di cui sono grato. Non piango la morte di don Gallo, piango per la gioia di essere stato considerato degno di averlo avuto come amico e padre.
Ciao, Partigiano, aiutami a essere sempre più vero e sempre più coerente come mi hai insegnato con il tuo esempio e la tua dedizione di prete da marciapiede. Ti vedo in cielo attorniato dai poveri e dalle prostitute, sì quelle che ci precedono nel Regno di
domenica 19 maggio 2013
quando da virtuali diventiamo reali, dietro ad uno schermo l'amicizia sincera
La sorpresa scritto da Enrica Boselli
il ristoranteBoccadasseGenova vista dal mare
..
La sorpresa scritto da Enrica Boselli
LA SORPRESA
"Eravamo quattro
amici al bar" così inizia una canzone di Gino Paoli...e penso
possa essere quasi indicata per quel che Vi racconto oggi....
Durante la settimana
Riccardo mi comunica che sabato mi farà una sorpresa, e che devo
essere pronta ad alzarmi presto, dice che è già d'accordo con
Gianluigi e sua moglie Teresa, ho provato ad indagare ma i risultati
sono stati alquanto deludenti non riuscivo a capire cosa avessero
organizzato.
Così sabato mattina alle
5 la sveglia è suonata mi sono preparata e poi con Riccardo siamo
partiti diretti a Bergamo, ancora ho tentato mentre lui guidava, di
farmi dare qualche indicazione ma niente da fare, bocca cucita......
Giunti a casa dei nostri
amici cerco di capirci ancora qualcosa e da Teresa esce un timido "
andiamo al mare"....beviamo un caffè e via si parte.
Conoscendo la mia voglia
di vedere, Gianluigi non prende l'autostrada ma la strada statale
che porta a Piacenza, incontriamo il fiume Adda e poi vediamo anche
il Po', e poi, sale e incontriamo il fiume Trebbia, è uno dei fiumi
più puliti d'Italia il panorama è bellissimo tanto verde. Il fiume
sembra che ci accompagni, noi saliamo e lui scende ma per un bel
pezzo di strada non ci abbandona, incontriamo robinie gialle, e
diversi fiori selvatici, Gianluigi mi fa notare che i campanili delle
chiese hanno tutti la stessa forma ed è vero, mi spiega che nel
passato era una strada conosciuta e apprezzata dice che poi mi
spiegherà il perchè mentre il viaggio continua con curve e
controcurve. Riccardo mi spiega che siamo sugli appennini e che di
fronte a noi all'orizzonte, coperto da una leggera foschia si vede
il Monte Cimone, la cima più alta dell'appennino modenese, per
questo in lontananza se ne vedono i contorni.
Si parla del più e del
meno, si ride, si scherza ma non una parola sulla nostra
destinazione, sono sempre più incuriosita ma cerco di non farlo
notare. Il nostro autista mi racconta di questa zona la conosce
bene, e mi dice che spesso fanno questa strada quando con Teresa fa
qualche giro, preferisce passare in mezzo alla natura , è veramente
un bel polmone di verde, l'aria è frizzantina, e poi decidono di
fermarsi ad Ottone per un caffè .
Anche il campanile di
questo paesino è come tutti gli altri. Sembra sia poco lo spazio tra
il corpo del campanile dove di solito c'è l'orologio e la sede delle
campane, ma forse è una mia idea.... L'accento e la cadenza del
barista, sembra che siano molto simile al modo di parlare dei Liguri
e finalmente mi dicono che Ottone è l'ultimo paese del piacentino,
il più lontano e che , confina con la Liguria, guardo Riccardo che
mi dice....... è una sorpresa...
..
Ad Ottone c'è un
castello, voluto dai Maslaspina, signori del paese fino al 1540, c'è
la chiesa parrocchiale dedicata a S. Marziano, dicono che sia ricca
di stucchi del 1600 e una chiesa di S. Bartolomeo, che conserva una
campana risalente al 1300.
Il nostro viaggio continua
e ad un certo punto Riccardo mi da un biglietto e mi dice chiama
questo numero ... io lo guardo sbalordita, siamo a Genova, chi dovrei
chiamare? Mi dice fai il numero....
Compongo il numero sul mio
cellulare non immaginando minimamente chi possa esserci dall'altra
parte.....
Uno squillo, due, tre,
quattro, guardo Riccardo e mentre sto dicendo "non risponde
nessuno" sento " Pronto, sei Enrica?"
Rispondo: si, sono Enrica
" Sorpresa sono
Alba, che piacere per me" ......
Io, non so cosa dire,
ma Alba mi anticipa e mi
dice: " dove siete ?"
Le do le indicazioni e
dopo poco arriva e ci scambiamo i saluti di rito, le presentazioni,
sono contenta conosco un'altra amica di Eldy, una donnina tutta pepe,
mi dice che non sono diversa dalle foto che ha visto in un'altro blog
e poi iniziamo a parlare come se ci conoscessimo da sempre ....non
siamo più quattro amici ma cinque .....
Ci fa da cicerone e mentre
Gianluigi guida con maestria, per Genova , Alba ad alcune mie
domande, da subito delle spiegazioni e mi dice che le case di
ringhiera che io ho notato erano le case dei pescatori, e che da
bambina per raggiungere questo punto di Genova si attaccava dietro
al tram e si faceva trasportare perchè non poteva permettersi di
pagare il biglietto, ci porta a Boccadasse,il problema è trovare il
posteggio, Gino Paoli abitava qui quando scrisse la canzone " La
Gatta ", passiamo davanti alla Abbazia di San Giuliano, ma non
entriamo, dice che è una delle poche chiese rimaste insieme alla
chiesa parrocchiale di Sant'Antonio, che è chiusa, scendiamo per un
vicolo e giungiamo nella piazzetta di Boccadasse, è bellissima,
Gianluigi e Teresa dicono di esserci stati per il viaggio di nozze di
aver soggiornato qualche giorno qui. Di fronte a me c'è un piccolo
terrazzo sul mare , proprio piccolo, con un tavolino rotondo, penso a
quanti innamorati avranno brindato o mangiato un semplice gelato al
lume di una candela, lo dico, ma Alba, donna energica che mi
stupisce sempre piacevolmente , mi distoglie dai miei pensieri
romantici, e ci propone di raggiungere il castello del console e
allora su, per le scalette e poi per una strada lastricata,
incontriamo piante di mandarancio e di limoni con i frutti e un
profumo di pitosforo ci accompagna , gli occhi si beano di un bel
panorama e di un cielo azzurro, l'olfatto sente profumo di limoni e
di pitosforo, e la compagnia, oggi non si può desiderare di più,
che sorpresa, come sono felice, ringrazio ancora Riccardo, non so
cosa dire oltre a grazie, poi ritorniamo sui nostri passi andiamo a
prendere l'auto e ci rechiamo al ristorante, con Alba non si fa
fatica, ci porta in un bel posto e ci danno un tavolo proprio con
vista sul mare, oggi il pesce è d'obbligo, si ride si scherza, una
telefonata ad un'amica di eldy che hanno in comune, un cameriere
scherza con Alba , le chiediamo: "ma allora lo conosci?" e
lei risponde : "No......"
Finiamo di pranzare in
allegria e poi vediamo il monumento eretto per segnalare dove sono
partiti i mille da "quarto"... poco più avanti il
monumento dedicato a Garibaldi, Alba ci fa vedere l'ospedale dove ha
lavorato per 30 anni il famoso Gaslini, ospedale
pediatrico,considerato uno dei maggiori istituti pediatrici d'Europa
, conosciuto in tutto il mondo. E ci avviamo verso Nervi, un po di
sosta per trovare posteggio e poi entriamo nel parco comunale, il
roseto è fantastico la stagione di fioritura non è ancora iniziata
completamente, ha fatto tanto freddo, davanti a noi c'è il mare, è
una giornata limpida si vede Portofino, in lontananza , il parco
comunale di Nervi merita di essere visto, tante le piante, palme
altissime, pitosfori, agavi, pini marittimi , ci sono volontari che
controllano che non subiscano atti vandalici, e Alba ci racconta
degli sciattoli, il parco dal 1966 ha due specie di scoiattoli,
quello rosso che è autoctono, ossia originale della zona e quello
grigio americano, che stava distruggendo, fino a rischiare
l'estinzione dello scoiattolo rosso per questo motivo si è
provveduto a sterilizzare e a spostare in altri parchi gli scoiattoli
grigi.
Ora ritorniamo sulla passeggiata lungo il mare, Riccardo parla di canne da pesca, vorrebbe pescare, Alba ci offre un gelato e ci invita a tornare ancora, e noi l'aspettiamo a Como, ma dobbiamo tornare la giornata è stata intensa, ma tanto tanto bella, prima però devo acquistare la focaccia ligure da portare a casa, e ci porta in un negozio, ne approfittiamo, giunti al posteggio ci dobbiamo salutare, abbiamo tante foto fatte insieme, ma è solo un arrivederci.... alla prossima, in macchina Riccardo si addormenta noi parliamo di gite fatte, di città dove siamo stati e ridiamo ci prendiamo in giro piacevolmente senza esagerare, arrivati a Bergamo inizia a piovere un saluto a Gianluigi e Teresa e ripartiamo, siamo un po stanchi, ma tanto tanto contenti.....
Ora ritorniamo sulla passeggiata lungo il mare, Riccardo parla di canne da pesca, vorrebbe pescare, Alba ci offre un gelato e ci invita a tornare ancora, e noi l'aspettiamo a Como, ma dobbiamo tornare la giornata è stata intensa, ma tanto tanto bella, prima però devo acquistare la focaccia ligure da portare a casa, e ci porta in un negozio, ne approfittiamo, giunti al posteggio ci dobbiamo salutare, abbiamo tante foto fatte insieme, ma è solo un arrivederci.... alla prossima, in macchina Riccardo si addormenta noi parliamo di gite fatte, di città dove siamo stati e ridiamo ci prendiamo in giro piacevolmente senza esagerare, arrivati a Bergamo inizia a piovere un saluto a Gianluigi e Teresa e ripartiamo, siamo un po stanchi, ma tanto tanto contenti.....
Si criticano tanto questi
blog, a volte dietro uno schermo di un computer si possono incontrare
persone che mentono sulla propria identità, persone poco serie, ma
ci sono anche persone a modo, la settimana scorsa è venuto Serghey
con la moglie a casa mia, oggi noi siamo stati insieme una giornata,
e senza Eldi questo non sarebbe potuto succedere ....se ho incontrato
queste persone è grazie ad Edy Enrica
sabato 18 maggio 2013
mercoledì 15 maggio 2013
Proudhon: Spende 30 milioni per il bunga-bunga, un italiano ...
Proudhon: Spende 30 milioni per il bunga-bunga, un italiano ...: Alle ultime elezioni oltre un italiano su quattro (esattamente il 29,1%) ha dato la sua fiducia a un uomo, che oltre ad aver accumulato n...
domenica 12 maggio 2013
sabato 11 maggio 2013
La città piange i suoi morti
09-05-2013 di Carlo Genovesefonte: Città Nuova
Il sindaco Doria ha proclamato il lutto cittadino. L'incidente che ha provocato il crollo della torre di controllo e sette morti accertati ha sconvolto la popolazione. La procura ha aperto un fascicolo per il realto di omicidio colposo plurimo. Il premier Letta ha fatto visita ai feriti
Dopo la tragedia, per la città di Genova oggi è il giorno del lutto cittadino, dell’approfondimento delle indagini, della ricerca di tante risposte da dare ad altrettante domande che si inseguono nei corridoi delle Procura e trai numerosi cittadini che in mesto silenzio sul molo Giano guardano attoniti, increduli, storditi il cumulo delle macerie, dei ferri divelti, della polvere di cemento armato sparsa un po’ ovunque.
Genova è ferita, gravemente. Non si parla d’altro dal Mercato Orientale a Sotto Ripa. Nei Cantieri navali e sul lungomare di Corso Italia. Un gruppo di portuali ha portato allo stadio Ferraris uno striscione con la scritta “Basta morti sul lavoro” e l’ha esposta durante la partita Samp-Catania.
Quasi sembra che nessuno oggi qui abbia voglia di starci, anche chi è residente da sempre, anche se è “zenese” da quattro generazioni, anche se il nonno ha visto Garibaldi e i mille salpare da Quarto. Intanto prende il largo una nave da crociera, mentre un altro portacontainer con nome russo avanza verso la diga del porto. Già, l’attività portuale non ha subito intoppi: sia nel porto turistico sia in quello commerciale si svolgono regolarmente le normali procedure.
Nel 2012 il porto ha movimentato 6.600 navi con oltre 14mila operazioni di manovra. Gli ultimi interventi importanti eseguiti risalgono al 2008 e ammontano a circa 500 milioni di euro. Ma al molo Giano, adesso, c’è il sangue dei morti, difficile da cancellare, da dimenticare. Impossibile da spazzare via con il getto d’acqua dei vigili del fuoco.
La città di Genova vive una nuova tragedia, il dramma è sotto i nostri occhi. Sotto gli occhi di tutti e tutti si domandano perché sia potuta accadere questa tragedia, quali e di chi siano le colpe. I sette morti, sono giovani, troppo giovani per meritarsi questa fine: uccisi da una manovra errata di un portacontainer, il “Jolly Nero” che, vai a sapere per quale motivo, ha urtato e abbattuto, durante le operazioni di uscita dal porto, la torre di controllo dei piloti, dove, al momento dell’impatto, a più di 50 metri da terra, c’erano 13 persone, tra militari della guardia costiera, operatori portuali e civili.
La portacontainer ora è là, sotto sequestro, mentre il comandante della nave e il pilota del porto, che era a bordo della Jolly Nero, sono entrambi indagati. Ieri è arrivato il presidente del Consiglio Letta per un sopralluogo, e poi, accompagnato dal sindaco Doria e dal governatore della Liguria Burlando, si è recato a Villa Scassi per far visita ai feriti.
Il cordoglio, a nome di tutta la città, è stato espresso dal sindaco Doria. Per il presidente della Regione Burlando si tratta di «un incidente inspiegabile, tanto più se si pensa che la portacontainer era regolarmente condotta da un pilota a bordo e da due rimorchiatori, una manovra fatta centinaia di volte. Ci chiediamo tutti come possa essere successo, si stava facendo una manovra eseguita centinaia di volte».
Anche il cardinale Bagnasco ha raggiunto il molo per esprime il suo profondo cordoglio, la solidarietà e la vicinanza ai familiari delle persone coinvolte. Oggi al Santuario della Madonna della Guardia cardinale e preti pregano per i morti e i feriti. La procura della Repubblica ha sequestrato la «scatola nera» della Jolly Nero e aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo plurimo contro ignoti. Secondo il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, «la nave non doveva essere lì, poiché una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì. È davvero inspiegabile al momento quanto successo».
Il Gruppo Messina, di cui fa parte il portacontainer, si è detto «a totale disposizione delle autorità competenti» per individuare le cause del tragico sinistro», precisando che l’incidente è avvenuto «nel corso dell’usuale manovra di uscita dal porto nel previsto bacino di evoluzione che anche le navi della linea Messina, assistite, come nel caso della Jolly Nero, dai rimorchiatori e con il pilota a bordo, compiono con regolare frequenza».
Sul fronte delle indagini l’ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura è che il motore della Jolly Nero potrebbe avere avuto un’avaria che le ha impedito di seguire la giusta rotta per uscire dal porto, finendo contro la torre di controllo. «Ma al momento non siamo in grado di dare una versione ufficiale sull’accaduto», ha detto il procuratore Michele Di Lecce.
Dopo la tragedia, per la città di Genova oggi è il giorno del lutto cittadino, dell’approfondimento delle indagini, della ricerca di tante risposte da dare ad altrettante domande che si inseguono nei corridoi delle Procura e trai numerosi cittadini che in mesto silenzio sul molo Giano guardano attoniti, increduli, storditi il cumulo delle macerie, dei ferri divelti, della polvere di cemento armato sparsa un po’ ovunque.
Genova è ferita, gravemente. Non si parla d’altro dal Mercato Orientale a Sotto Ripa. Nei Cantieri navali e sul lungomare di Corso Italia. Un gruppo di portuali ha portato allo stadio Ferraris uno striscione con la scritta “Basta morti sul lavoro” e l’ha esposta durante la partita Samp-Catania.
Quasi sembra che nessuno oggi qui abbia voglia di starci, anche chi è residente da sempre, anche se è “zenese” da quattro generazioni, anche se il nonno ha visto Garibaldi e i mille salpare da Quarto. Intanto prende il largo una nave da crociera, mentre un altro portacontainer con nome russo avanza verso la diga del porto. Già, l’attività portuale non ha subito intoppi: sia nel porto turistico sia in quello commerciale si svolgono regolarmente le normali procedure.
Nel 2012 il porto ha movimentato 6.600 navi con oltre 14mila operazioni di manovra. Gli ultimi interventi importanti eseguiti risalgono al 2008 e ammontano a circa 500 milioni di euro. Ma al molo Giano, adesso, c’è il sangue dei morti, difficile da cancellare, da dimenticare. Impossibile da spazzare via con il getto d’acqua dei vigili del fuoco.
La città di Genova vive una nuova tragedia, il dramma è sotto i nostri occhi. Sotto gli occhi di tutti e tutti si domandano perché sia potuta accadere questa tragedia, quali e di chi siano le colpe. I sette morti, sono giovani, troppo giovani per meritarsi questa fine: uccisi da una manovra errata di un portacontainer, il “Jolly Nero” che, vai a sapere per quale motivo, ha urtato e abbattuto, durante le operazioni di uscita dal porto, la torre di controllo dei piloti, dove, al momento dell’impatto, a più di 50 metri da terra, c’erano 13 persone, tra militari della guardia costiera, operatori portuali e civili.
La portacontainer ora è là, sotto sequestro, mentre il comandante della nave e il pilota del porto, che era a bordo della Jolly Nero, sono entrambi indagati. Ieri è arrivato il presidente del Consiglio Letta per un sopralluogo, e poi, accompagnato dal sindaco Doria e dal governatore della Liguria Burlando, si è recato a Villa Scassi per far visita ai feriti.
Il cordoglio, a nome di tutta la città, è stato espresso dal sindaco Doria. Per il presidente della Regione Burlando si tratta di «un incidente inspiegabile, tanto più se si pensa che la portacontainer era regolarmente condotta da un pilota a bordo e da due rimorchiatori, una manovra fatta centinaia di volte. Ci chiediamo tutti come possa essere successo, si stava facendo una manovra eseguita centinaia di volte».
Anche il cardinale Bagnasco ha raggiunto il molo per esprime il suo profondo cordoglio, la solidarietà e la vicinanza ai familiari delle persone coinvolte. Oggi al Santuario della Madonna della Guardia cardinale e preti pregano per i morti e i feriti. La procura della Repubblica ha sequestrato la «scatola nera» della Jolly Nero e aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo plurimo contro ignoti. Secondo il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, «la nave non doveva essere lì, poiché una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì. È davvero inspiegabile al momento quanto successo».
Il Gruppo Messina, di cui fa parte il portacontainer, si è detto «a totale disposizione delle autorità competenti» per individuare le cause del tragico sinistro», precisando che l’incidente è avvenuto «nel corso dell’usuale manovra di uscita dal porto nel previsto bacino di evoluzione che anche le navi della linea Messina, assistite, come nel caso della Jolly Nero, dai rimorchiatori e con il pilota a bordo, compiono con regolare frequenza».
Sul fronte delle indagini l’ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura è che il motore della Jolly Nero potrebbe avere avuto un’avaria che le ha impedito di seguire la giusta rotta per uscire dal porto, finendo contro la torre di controllo. «Ma al momento non siamo in grado di dare una versione ufficiale sull’accaduto», ha detto il procuratore Michele Di Lecce.
mercoledì 8 maggio 2013
Genova: proseguono ricerche, 5 cadaveri gia' recuperati, 4 i feriti in ospedale
Genova, 8 mag. (Adnkronos) - Proseguono le ricerche dei dispersi dopo l'incidente avvenuto la scorsa notte nel porto di Genova quando la motonave Jolly Nero, di bandiera italiana, mentre era impegnata nella manovra di uscita dal porto di Genova, ha urtato la torre di controllo dove e' anche ubicata la sala operativa della Guardia Costiera, causando il cedimento della struttura. Al momento del crollo, all'interno della torre erano presenti 13 persone, di cui 10 militari della Guardia Costiera e 3 civili, operatori portuali. Al momento, le vittime accertate sono 5, di cui 3 appartenenti alla Guardia Costiera. Quattro persone sono ricoverate in ospedale, mentre in quattro risultano ancora dispersi. Dopo aver impiegato anche due mezzi aerei del Corpo, le ricerche proseguono in mare con mezzi navali e operatori subacquei della Guardia Costiera. Partecipano alle ricerche sia in mare che a terra Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia di Stato.
(08 maggio 2013 ore 13.02) La nave porta contener che causò la collisione
la torre di controllo
domenica 5 maggio 2013
La lettera di Agnese a suo marito Paolo Borsellino
Ecco il testo della lettera scritta da Agnese Piraino Leto a suo marito in occasione del ventesimo anniversario della strage di via d'Amelio
Redazione 5 Maggio 2013
Agnese Piraino Leto, vedova del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nel luglio 1992, si è spenta oggi nella sua Palermo. Agnese scrisse una toccante lettera al marito in occasione del ventesimo anniversario della strage di via d'Amelio. Nel ricordo di una grande donna, ne riproponiamo il testo:
"Caro Paolo, da venti lunghi anni hai lasciato questa terra per raggiungere il Regno dei cieli, un periodo in cui ho versato lacrime amare; mentre la bocca sorrideva, il cuore piangeva, senza capire, stupita, smarrita, cercando di sapere. Mi conforta oggi possedere tre preziosi gioielli: Lucia, Manfredi, Fiammetta; simboli di saggezza, purezza, amore, posseggono quell'amore che tu hai saputo spargere attorno a te, caro Paolo, diventando immortale. Hai lasciato una bella eredità, oggi raccolta dai ragazzi di tutta Italia; ho idealmente adottato tanti altri figli, uniti nel tuo ricordo dal nord al sud - non siamo soli. Desidero ricordare: sei stato un padre ed un marito meraviglioso, sei stato un fedele, sì un fedelissimo servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano, resti per noi un grande uomo perché dinnanzi alla morte annunciata hai donato senza proteggerti ed essere protetto il bene più grande, "la vita", sicuro di redimere con la tua morte chi aveva perduto la dignità di uomo e di scuotere le coscienze. Quanta gente hai convertito!!! Non dimentico: hai chiesto la comunione presso il palazzo di giustizia la vigilia del viaggio verso l'eternità, viaggio intrapreso con celestiale serenità, portando con te gli occhi intrisi di limpidezza, uno sguardo col sorriso da fanciullo che noi non dimenticheremo mai. In questo ventesimo anniversario ti prego di proteggere ed aiutare tutti i giovani sui quali hai sempre riversato tutte le tue speranze e meritevoli di trovare una degna collocazione nel mondo del lavoro. Dicevi: 'Siete il nostro futuro, dovete utilizzare i talenti che possedete, non arrendetevi di fronte alle difficoltà'. Sento ancora la tua voce con queste espressioni che trasmettono coraggio, gioia di vivere, ottimismo. Hai posseduto la volontà di dare sempre il meglio di te stesso. Con questi ricordi tutti ti diciamo 'grazie Paolo'".
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