Distante 1 km dal mare di Rapallo nella riviera di levante dove vi sono i campi da gol vi è rimasto i ruderi di una antica abbazia Un luogo fuori dal tempo il monastero di Valle Christi, di una bellezza struggente densa di quel fascino tipico solo dei luoghi abbandonati e pieni di memoria, completamente estraneo al ritmo frenetico di Rapallo, distante solo un chilometro, ma che sembra appartenere a un altro universo: “Uno spazio speciale che mi ha sempre evocato un forte rispetto e che mi ha stimolato a creare situazioni per rivitalizzarlo e valorizzarlo - racconta Kiara Pipino direttore artistico insieme a Fabrizio Matteini del Festival di Valle Christi - non a caso gli artisti invitati quasi sempre rimontano gli spettacoli per coniugarli con il sito. Inutile ricordare che il monastero è il nostro punto di partenza, e negli anni siamo riusciti a riportare questo monumento dimenticato, o meglio, non ricordato, all'interno del tessuto sociale, quasi una missione anche perchè io sono convinta che i luoghi abbiano un’anima, e se riesci ad far sentire la loro voce, allora quei luoghi parlano
martedì 30 luglio 2013
domenica 21 luglio 2013
il mio poeta Eugenio Montale
Limoni
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-17820?f=a:285>Montale
Limoni
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
-- Eugenio Montale (scheda)
sabato 20 luglio 2013
mercoledì 17 luglio 2013
sempre la mia amica Enrica Ho ricevuto la notizia che un mio carissimo compagno di infanzia,
malgrado stesse uscendo da un percorso di dipendenza dalla
droga, è stato trovato morto nel bagno di casa, la moglie si era
addormentata sul divano e non sa dare una spiegazione, una vicina
di casa dice di aver visto qualcuno mettere un piccolo pacchetto
sulla finestra del bagno.
Non si sa cosa dire a questa donna, magra, stanca, sfinita da una
situazione che sembrava quasi risolta,
Volevo bene a questo amico, me ne sono resa conto nel momento
in cui mi hanno detto con una telefonata...."Non c'è più"
In un attimo mi è tornato alla mente tutto quel che da ragazzini
facevamo insieme, le nostre scorrerie per i nostri prati, per la
nostra voglia di ridere di tutto, per il nostro giocare a dama nei
giorni di pioggia, di quando veniva a casa nostra a mangiare con
noi tutti, è stata una delle prime persone che mi è venuta a trovare
in ospedale dopo la nascita dei miei figli, era buono, troppo forse,
non aveva il carattere per affrontare le debolezze, non aveva
quella forza, per scegliere di cambiare vita,
ma sono solo congetture, in realtà non si sa perchè non sia riuscito
ad uscirne, e ha provato tante volte.
Forse quei vigliacchi che gle lo hanno messo a portata di mano
conoscevano quanto fosse debole....
Cosa dire a questa donna, cosa dire a quel ragazzo, niente, le
Lei piange tanto, mi guarda e mi dice:" tu sai quanto l'ho
Non trovo parole, la guardo e le lacrime mi scendono dagli occhi,
mi dice se non mi capisci tu....
Io la capisco,..... mi dice: " se non mi fossi addormentata"
la guardo e scuoto la testa, "non avresti potuto fare nulla, chi sei
Entravi anche quando era in bagno, non lo lasciavi mai solo?...Sei
Sua sorella, perde la pazienza stizzita le dice:
"Smettila ti ha fatto solo tribolare, finiscila di piangere, per te
dovrebbe essere una liberazione".
Rigirando un fazzoletto nervosamente tra le mani risponde:
Arrivano tutti i parenti di lui, quelli che come sempre, avevano
accantonato il problema, che li hanno lasciati soli e la
aggrediscono di domande, di come, di perchè e di come mai, le
dicono perchè non hai fatto questo o quello, avresti dovuto fare
così, lei persona dolce non ribatte, piange sempre di più, per
fortuna la sorella e il figlio prendono in mano la situazione e con
coraggio dicono loro di andarsene.
Faranno sapere quando ci sarà la camera ardente e il funerale.... li
cacciano letteralmente di casa
Un copione che si ripete, quando una dipendenza entra nelle
famiglie, la colpa è sempre di chi vive con il dipendente , la rabbia
mi prende e mi sembra di tornare indietro.
La guardo e mi sento impotente lei mi allunga una mano mi
Davvero non so cosa dire, cosa fare, mi appoggia la testa sulla
spalla e piange disperata....
Maledette tutte le dipendenze, alcool, droga, gioco, maledetto chi
le produce, maledetto chi le vende, maledetta la poca voglia di
La sento tutti i giorni al telefono, passo quasi tutti i giorni a
trovarla, mi dice che sta bene,
Un po di tempo è passato,
il mio amico era lui, ma ora lei mi dice sei più amica mia, la
dolcezza di questa persona non mi appartiene, io non potrei vivere
così, sono a volte dura forse troppo, ma mi sono resa conto che
se non avessi avuto questo, non ce l'avrei fatta, mentre per lei,
la dolcezza, è l'arma che le consente di continuare, come siamo
diversi, uno dall'altro, ma dietro ad ogni volto, c'è comunque un
mondo di emozioni che a volte non si vedono....
Ero convinta che sarebbe crollata, e invece ha una forza diversa,
una forza pacata, è stato fatto il funerale, ha trovato anche un
piccolo lavoro e con qualche aiuto sta pagando i debiti che lui nei suoi racconti di vita vissuta
malgrado stesse uscendo da un percorso di dipendenza dalla
droga, è stato trovato morto nel bagno di casa, la moglie si era
addormentata sul divano e non sa dare una spiegazione, una vicina
di casa dice di aver visto qualcuno mettere un piccolo pacchetto
sulla finestra del bagno.
Non si sa cosa dire a questa donna, magra, stanca, sfinita da una
situazione che sembrava quasi risolta,
Volevo bene a questo amico, me ne sono resa conto nel momento
in cui mi hanno detto con una telefonata...."Non c'è più"
In un attimo mi è tornato alla mente tutto quel che da ragazzini
facevamo insieme, le nostre scorrerie per i nostri prati, per la
nostra voglia di ridere di tutto, per il nostro giocare a dama nei
giorni di pioggia, di quando veniva a casa nostra a mangiare con
noi tutti, è stata una delle prime persone che mi è venuta a trovare
in ospedale dopo la nascita dei miei figli, era buono, troppo forse,
non aveva il carattere per affrontare le debolezze, non aveva
quella forza, per scegliere di cambiare vita,
ma sono solo congetture, in realtà non si sa perchè non sia riuscito
ad uscirne, e ha provato tante volte.
Forse quei vigliacchi che gle lo hanno messo a portata di mano
conoscevano quanto fosse debole....
Cosa dire a questa donna, cosa dire a quel ragazzo, niente, le
Lei piange tanto, mi guarda e mi dice:" tu sai quanto l'ho
Non trovo parole, la guardo e le lacrime mi scendono dagli occhi,
mi dice se non mi capisci tu....
Io la capisco,..... mi dice: " se non mi fossi addormentata"
la guardo e scuoto la testa, "non avresti potuto fare nulla, chi sei
Entravi anche quando era in bagno, non lo lasciavi mai solo?...Sei
Sua sorella, perde la pazienza stizzita le dice:
"Smettila ti ha fatto solo tribolare, finiscila di piangere, per te
dovrebbe essere una liberazione".
Rigirando un fazzoletto nervosamente tra le mani risponde:
Arrivano tutti i parenti di lui, quelli che come sempre, avevano
accantonato il problema, che li hanno lasciati soli e la
aggrediscono di domande, di come, di perchè e di come mai, le
dicono perchè non hai fatto questo o quello, avresti dovuto fare
così, lei persona dolce non ribatte, piange sempre di più, per
fortuna la sorella e il figlio prendono in mano la situazione e con
coraggio dicono loro di andarsene.
Faranno sapere quando ci sarà la camera ardente e il funerale.... li
cacciano letteralmente di casa
Un copione che si ripete, quando una dipendenza entra nelle
famiglie, la colpa è sempre di chi vive con il dipendente , la rabbia
mi prende e mi sembra di tornare indietro.
La guardo e mi sento impotente lei mi allunga una mano mi
Davvero non so cosa dire, cosa fare, mi appoggia la testa sulla
spalla e piange disperata....
Maledette tutte le dipendenze, alcool, droga, gioco, maledetto chi
le produce, maledetto chi le vende, maledetta la poca voglia di
La sento tutti i giorni al telefono, passo quasi tutti i giorni a
trovarla, mi dice che sta bene,
Un po di tempo è passato,
il mio amico era lui, ma ora lei mi dice sei più amica mia, la
dolcezza di questa persona non mi appartiene, io non potrei vivere
così, sono a volte dura forse troppo, ma mi sono resa conto che
se non avessi avuto questo, non ce l'avrei fatta, mentre per lei,
la dolcezza, è l'arma che le consente di continuare, come siamo
diversi, uno dall'altro, ma dietro ad ogni volto, c'è comunque un
mondo di emozioni che a volte non si vedono....
Ero convinta che sarebbe crollata, e invece ha una forza diversa,
una forza pacata, è stato fatto il funerale, ha trovato anche un
piccolo lavoro e con qualche aiuto sta pagando i debiti che lui nei suoi racconti di vita vissuta
L'alcolismo visto dalla parte della famiglia storia vera di una grande amica Enrica
Nel nostro paese si parla tanto di emergenza alcol e di allarme “sballo” fra i giovani,
ma nel concreto si fa davvero poco. La solita storia: troppe parole e pochi fatti. A
pagarne lo scotto non sono solo gli “schiavi dell’alcol”, ma tutti gli italiani che si
trovano a dover pagare – tra spese totali e sociali dovute all'abuso di alcol (mortalità,
perdita di produttività, assenteismo, disoccupazione, costi sanitari, etc.) – circa 53
miliardi di euro all'anno. Per intenderci questa cifra rappresenta ben il 3,5% del PIL
del 2010. In questo caso non fare costa più del fare.
A fronte di un milione e mezzo di alcolisti, in Italia appena 100 mila sono in
trattamento terapeutico. E di questi solo 23 mila assumono un farmaco. Eppure,
l’alcolismo è a tutti gli effetti una malattia cronica che “si può e si deve curare”,
(fonte web). Altre fonti invece, considerano l’alcolismo uno stile di vita, e nn una
malattia, se nn si beve nn si è malati, ma dipendenti un alcolista dipende dall'alcool -
Questo è quel che scrivono sui giornali, numeri, e parlano di costi, tutto viene
rapportato in cifre da chi studia il problema, le persone con il problema dell'alcol
sono solo dei costi che gravano sulla società. Ma il prezzo, il costo più grosso lo
pagano: l'alcolista e i suoi famigliari .
Non avendo mai bevuto non sono in grado di spiegare cosa spinga una persona,
a diventare dipendente da una sostanza o da più sostanze, forse per ognuno
la motivazione è diversa, è il percorso che porta poi al disastro più completo,
che è simile per tutti, indistintamente, le famiglie poi sono l'altra faccia della
medaglia,quella che ha visto e ha subito le brutture dell'alcol e della poca intelligenza
di chi avrebbe forse potuto capire.
Sono la vedova di un alcolista da dieci anni, e ho 52 anni, ma pur essendo io, astemia
da sempre, l'alcool ha lasciato su di me un solco che non si chiude, come una ferita
che non sanguina ma che fa ancora male, non voglio dire che vivo in funzione del
mio dolore, non sarebbe vero, perché ho comunque una vita di relazione, ma mi basta
poco, per tornare indietro, una frase, una semplice domanda che mi viene posta, o una
qualsiasi situazione vista in televisione, e non so per quale perverso meccanismo, mi
ritornano in testa determinate situazioni vissute .
La dipendenza da alcool, mi ha inizialmente fatto conoscere lo stato pietoso, di un
marito che torna a casa, e, se tutto va bene, va a letto lavandosi alla bene e meglio, io
provavo disgusto, perché non avrei mai pensato, che la persona che doveva crescere
e continuare un percorso di vita con me, era tutto fuorché quello, che io avrei voluto
Poi ci sono le dimenticanze e gli sbalzi di umore, bastava un niente per urtare la sua
suscettibilità, lui dimenticava, ma diceva che io, non gli avevo detto o che io, non
avevo fatto, e se mi permettevo di rispondere si arrabbiava e spaccava tutto quello
che gli capitava a portata di mano.
I miei figli sembravano dei cuccioli che non sapevano cosa fare e dove andare, mi
guardavano con quegli occhioni, mentre io, non sapevo cosa dire... se non " andiamo
in cameretta"… cercando di negare anche a me stessa la realtà oggettiva della
Ho provato più di una volta, a contattare le altre donne, mogli degli amici di mio
marito, che bevevano quanto il mio, ma minimizzavano, alcune negavano la
situazione, alcune si sono offese.
Ad una in particolare avevo proprio chiesto Ma come fai a non vedere? Non vedi che
non è mai in negozio, ma è al bar non vedi che le clienti vanno al bar a chiamarlo
per farsi servire? La sua risposta è stata questa " Io ubriaco non l'ho mai visto , è
sufficientemente adulto per arrangiarsi".
Ero proprio io che sbagliavo?, perché crearsi tanti problemi, perché insistere nel
voler un marito normale? Quante domande senza risposta... quanti pianti, e quante
Quante volte ritardava, la tensione mi causava dolori seri alle spalle ed al collo ero
rigidissima, ogni rumore che sentivo, le chiamate fatte al cellulare per lo più senza
risposta e allora andavo a prenderlo in questi bar, e ancora sento le risate sguaiate dei
suoi pseudo amici che poi lo prendevano in giro, mi chiamavano la Rottermaier, la
belva umana. Ho letteralmente implorato aiuto alla madre di mio marito ma, come
poi ho avuto modo di capire, la causa di tantissimi dei nostri problemi era lei, ed era
molto più comodo addossare ogni tipo di colpa a me, il figlio alcolista diventava la
mia vittima e il mio carnefice a seconda della loro comodità, io ero nervosa, non ero
una brava moglie, ero una povera donna.
Mi sono rivolta agli organi preposti, ma non essendo io, la persona con problemi da
alcol correlati,... non ho potuto fare molto, se non recarmi da sola al cento di aiuto e
ascolto della mia città dove mi insegnavano il modo di rapportarmi con lui, sopratutto
quando era ubriaco, ma non avevano riscontri effettivi perché lui che non frequentava
gli alcolisti anonimi e io avevo la sensazione di non essere creduta.
Ci sono state le botte, le umiliazioni, le corna, lo spreco totale del nostro denaro,
anche con donne di malaffare, mia figlia che piangeva, il mio piccolo che mi
chiedeva di continuo: cosa è successo? Mamma non sei felice? La vergogna di una
situazione simile ci ha spinto ad isolarci, mia figlia si vergognava, e mi sono ritrovata
sola piena di paure e di problemi.
Ci sono stati anche momenti in cui credevo di potercela fare, ma le mie illusioni
cadevano quasi subito.
Mio marito ha deciso di togliersi la vita. Io mi sono sentita prosciugata dentro e fuori,
le critiche nei miei confronti dopo la sua morte si sono sprecate .contrariamente al
mio solito modo di fare, ho reagito con talmente tanta rabbia che le cattiverie gratuite
pur facendomi male mi scivolavano via o almeno lo credevo, poi ne ho pagato lo
scotto tutto insieme, perché dovevo, prima o poi, elaborare tutto quello che mi è
successo, anche questi sono problemi da alcool-correlati.
Sono arrivata ad odiare chi regala una bottiglia di vino o nel pacco di Natale ci mette
panettone e spumante, un estremista contro l'alcool, forse una forma esagerata.
Tramite una cara amica ho conosciuto il CAT "la cuccuma" della mia città, mi piace
andarci, faccio delle corse, ma voglio andarci, non mi sento giudicata, alcune, delle
mie tante paure sembrano meno presenti. Mi spiace solo di non aver saputo prima
dell'esistenza di questo club, ma quel che è fatto è fatto mi è stato chiesto di scrivere
il mio pensiero e l'ho fatto, forse potrà essere di aiuto a qualcuno affinché non si lasci
sopraffare dalle paure.
Nel nostro paese si parla tanto di emergenza alcol e di allarme “sballo” fra i giovani,
ma nel concreto si fa davvero poco. La solita storia: troppe parole e pochi fatti. A
pagarne lo scotto non sono solo gli “schiavi dell’alcol”, ma tutti gli italiani che si
trovano a dover pagare – tra spese totali e sociali dovute all'abuso di alcol (mortalità,
perdita di produttività, assenteismo, disoccupazione, costi sanitari, etc.) – circa 53
miliardi di euro all'anno. Per intenderci questa cifra rappresenta ben il 3,5% del PIL
del 2010. In questo caso non fare costa più del fare.
A fronte di un milione e mezzo di alcolisti, in Italia appena 100 mila sono in
trattamento terapeutico. E di questi solo 23 mila assumono un farmaco. Eppure,
l’alcolismo è a tutti gli effetti una malattia cronica che “si può e si deve curare”,
(fonte web). Altre fonti invece, considerano l’alcolismo uno stile di vita, e nn una
malattia, se nn si beve nn si è malati, ma dipendenti un alcolista dipende dall'alcool -
Questo è quel che scrivono sui giornali, numeri, e parlano di costi, tutto viene
rapportato in cifre da chi studia il problema, le persone con il problema dell'alcol
sono solo dei costi che gravano sulla società. Ma il prezzo, il costo più grosso lo
pagano: l'alcolista e i suoi famigliari .
Non avendo mai bevuto non sono in grado di spiegare cosa spinga una persona,
a diventare dipendente da una sostanza o da più sostanze, forse per ognuno
la motivazione è diversa, è il percorso che porta poi al disastro più completo,
che è simile per tutti, indistintamente, le famiglie poi sono l'altra faccia della
medaglia,quella che ha visto e ha subito le brutture dell'alcol e della poca intelligenza
di chi avrebbe forse potuto capire.
Sono la vedova di un alcolista da dieci anni, e ho 52 anni, ma pur essendo io, astemia
da sempre, l'alcool ha lasciato su di me un solco che non si chiude, come una ferita
che non sanguina ma che fa ancora male, non voglio dire che vivo in funzione del
mio dolore, non sarebbe vero, perché ho comunque una vita di relazione, ma mi basta
poco, per tornare indietro, una frase, una semplice domanda che mi viene posta, o una
qualsiasi situazione vista in televisione, e non so per quale perverso meccanismo, mi
ritornano in testa determinate situazioni vissute .
La dipendenza da alcool, mi ha inizialmente fatto conoscere lo stato pietoso, di un
marito che torna a casa, e, se tutto va bene, va a letto lavandosi alla bene e meglio, io
provavo disgusto, perché non avrei mai pensato, che la persona che doveva crescere
e continuare un percorso di vita con me, era tutto fuorché quello, che io avrei voluto
Poi ci sono le dimenticanze e gli sbalzi di umore, bastava un niente per urtare la sua
suscettibilità, lui dimenticava, ma diceva che io, non gli avevo detto o che io, non
avevo fatto, e se mi permettevo di rispondere si arrabbiava e spaccava tutto quello
che gli capitava a portata di mano.
I miei figli sembravano dei cuccioli che non sapevano cosa fare e dove andare, mi
guardavano con quegli occhioni, mentre io, non sapevo cosa dire... se non " andiamo
in cameretta"… cercando di negare anche a me stessa la realtà oggettiva della
Ho provato più di una volta, a contattare le altre donne, mogli degli amici di mio
marito, che bevevano quanto il mio, ma minimizzavano, alcune negavano la
situazione, alcune si sono offese.
Ad una in particolare avevo proprio chiesto Ma come fai a non vedere? Non vedi che
non è mai in negozio, ma è al bar non vedi che le clienti vanno al bar a chiamarlo
per farsi servire? La sua risposta è stata questa " Io ubriaco non l'ho mai visto , è
sufficientemente adulto per arrangiarsi".
Ero proprio io che sbagliavo?, perché crearsi tanti problemi, perché insistere nel
voler un marito normale? Quante domande senza risposta... quanti pianti, e quante
Quante volte ritardava, la tensione mi causava dolori seri alle spalle ed al collo ero
rigidissima, ogni rumore che sentivo, le chiamate fatte al cellulare per lo più senza
risposta e allora andavo a prenderlo in questi bar, e ancora sento le risate sguaiate dei
suoi pseudo amici che poi lo prendevano in giro, mi chiamavano la Rottermaier, la
belva umana. Ho letteralmente implorato aiuto alla madre di mio marito ma, come
poi ho avuto modo di capire, la causa di tantissimi dei nostri problemi era lei, ed era
molto più comodo addossare ogni tipo di colpa a me, il figlio alcolista diventava la
mia vittima e il mio carnefice a seconda della loro comodità, io ero nervosa, non ero
una brava moglie, ero una povera donna.
Mi sono rivolta agli organi preposti, ma non essendo io, la persona con problemi da
alcol correlati,... non ho potuto fare molto, se non recarmi da sola al cento di aiuto e
ascolto della mia città dove mi insegnavano il modo di rapportarmi con lui, sopratutto
quando era ubriaco, ma non avevano riscontri effettivi perché lui che non frequentava
gli alcolisti anonimi e io avevo la sensazione di non essere creduta.
Ci sono state le botte, le umiliazioni, le corna, lo spreco totale del nostro denaro,
anche con donne di malaffare, mia figlia che piangeva, il mio piccolo che mi
chiedeva di continuo: cosa è successo? Mamma non sei felice? La vergogna di una
situazione simile ci ha spinto ad isolarci, mia figlia si vergognava, e mi sono ritrovata
sola piena di paure e di problemi.
Ci sono stati anche momenti in cui credevo di potercela fare, ma le mie illusioni
cadevano quasi subito.
Mio marito ha deciso di togliersi la vita. Io mi sono sentita prosciugata dentro e fuori,
le critiche nei miei confronti dopo la sua morte si sono sprecate .contrariamente al
mio solito modo di fare, ho reagito con talmente tanta rabbia che le cattiverie gratuite
pur facendomi male mi scivolavano via o almeno lo credevo, poi ne ho pagato lo
scotto tutto insieme, perché dovevo, prima o poi, elaborare tutto quello che mi è
successo, anche questi sono problemi da alcool-correlati.
Sono arrivata ad odiare chi regala una bottiglia di vino o nel pacco di Natale ci mette
panettone e spumante, un estremista contro l'alcool, forse una forma esagerata.
Tramite una cara amica ho conosciuto il CAT "la cuccuma" della mia città, mi piace
andarci, faccio delle corse, ma voglio andarci, non mi sento giudicata, alcune, delle
mie tante paure sembrano meno presenti. Mi spiace solo di non aver saputo prima
dell'esistenza di questo club, ma quel che è fatto è fatto mi è stato chiesto di scrivere
il mio pensiero e l'ho fatto, forse potrà essere di aiuto a qualcuno affinché non si lasci
sopraffare dalle paure.
sabato 13 luglio 2013
martedì 9 luglio 2013
sabato 6 luglio 2013
Papa Francesco
Papa Francesco a Lampedusa da solo e all'insegna della sobrietà. Voleva prenotare 4 posti su un volo Alitalia (FOTO)
Andrea Purgatori, L'Huffington Post | Pubblicato: 05/07/2013 19:57 CEST | Aggiornato: 05/07/2013 20:32 CEST
SEGUI:
Niente tappeto rosso fino alla scaletta. Niente picchetto d’onore. Niente cerimoniale. Un viaggio di penitenza fino all'ultimo lembo di terra d’Europa, dove si intrecciano storie di speranza e di morte per migliaia di migranti, si poteva benissimo fare con un volo di linea. Questa l’idea di papa Francesco, che era pronto a rinunciare all'aereo di Stato pur di non derogare al principio di sobrietà con cui intende consumare la sua visita di lunedì nell'isola di Lampedusa. Infatti, gli sarebbero bastati quattro posti sul volo giornaliero dell'Alitalia, che aveva chiesto di prenotare alla sua segreteria. Senza calcolare che questo semplice gesto avrebbe creato un piccolo corto circuito diplomatico-istituzionale tra la Santa Sede e lo stato italiano.
Tutto rientrato in poche ore. L’aereo di Stato ci sarà, ma come unica concessione di cortesia nei confronti del nostro governo. Papa Francesco è questo. Lo era già da arcivescovo di Buenos Aires, quando girava la capitale argentina in autobus o in metropolitana e senza scorta. Non ci ha pensato due volte adesso, dopo aver deciso che la prima uscita ufficiale da pontefice sarebbe stata nell’isola degli sbarchi. Una visita nella quale celebrerà la liturgia della penitenza, con la stola viola e il pensiero rivolto a tutti quegli esseri umani che non ce l’hanno fatta a raggiungere Lampedusa, anche per le omissioni di chi avrebbe dovuto aiutarli
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