Arriva in Sede, una mattina presto. La testa
bassa, lo sguardo spento di chi ha annullato anche l’ultimo pezzetto di
dignitoso orgoglio affondandolo dentro la disperazione.
“Ho 39 anni, sono ammalato di SM da 8 anni.
Il neurologo che mi ha in cura mi prescrive ansiolitici e tranquillanti in
attesa di visionare la risonanza magnetica che ho prenotato mesi fa all’Asl di
zona.
Sono disoccupato da due
anni, la mia azienda mi ha licenziato. Ai colloqui di lavoro, quando accenno
alla mia malattia, mi dicono tutti “le faremo sapere”. Poi silenzio per
sempre.
Con la nuova Legge di
Stabilità, siccome non ho 40 anni, non ho più diritto alla
mobilità.
Ho una moglie e due
figli. Il più piccolo, 3 anni, soffre di tetraparesi spastica e necessita di
cure e fisioterapia continue. L’Ospedale della mia città me l’ha rifiutato
dicendomi di portarlo ad un centro clinico che dista più di 60 km. tra andata e
ritorno.
Ho dovuto vendere
l’automobile perché non potevo né mantenerla né guidarla. A causa della mia
malattia, e della mia situazione famigliare, ho anche continue crisi di
panico.
Alcuni amici, vicini di
casa, e qualche parente si offre di accompagnare mia moglie e il bimbo a fare le
terapie. Ma non so per quanto ancora.
Anche il bambino più grande soffre di disturbi legati
a disabilità comunicative e necessita di riabilitazione.
Non pago l’affitto da mesi, perché non ho i soldi e
ho ricevuto lo sfratto.
Ho
bussato a tutte le porte. Tutti mi promettono di interessarsi al mio caso,
poi…..il nulla.
Sono qui da voi,
ma mi vergogno di esserci.
Scusate, ora devo uscire, camminare, sento che sto
per avere un’altra crisi”.
Non riesco a parlare. Solo a pensare che questo
uomo-ragazzo ha l’età di mio figlio.
Quasi mi vergogno di essere sana.
E’ tutto il giorno che penso…devo fare qualcosa…devo fare
qualcosa…devo fare qualcosa…
Ora lo
so.
Tre giorni dopo:
- Pronto, parlo col signor…..? Sono Francesca
dell’AISM. Dovrei vederla, devo consegnarle qualcosa.
- Si, sono io,
ma adesso sono in Ospedale per la terapia. A casa c’è mia moglie, se vuole può
suonare il campanello e consegnare a lei.
– Ecco, per voi. Scusate, è poco ma non potevo
pensare a quei bambini…no.. Devo andare.
– Grazie,
grazie infinite. Lei è un angelo, non sappiamo come
ringraziarla.
– No..no.. non ringraziate me, io non ho fatto
nulla. Ringraziate un benefattore, per voi resterà uno sconosciuto, ma ha un
cuore grande così.
E scappo via perchè non si veda la lacrima che
spezzerebbe il loro sorriso.
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