Cara Francesca tu non sai quale emozione ha
risvegliato in me il tuo bellissimo viaggio.
Si anch’ io sono stata in Norvegia, non da
turista ma da operaia del baccalà.
Il mio racconto inizia nel lontano 1955. Io
allora avevo 16 anni ed ero in cerca di lavoro.
Mi recai all’Ufficio di Collocamento, dove si
diceva che nella Darsena del porto di Genova cercavano operaie
stagionali per la lavorazine del baccalà”. Ci fu un
fuggi-fuggi generale, ma io non scappai e mi presentai. Mi dissero: “Allora
domani mattina vai in Darsena”.
La Darsena di Genova
Nata e vissuta a Genova non ero mai entrata in
Porto; era pieno di uomini che, spesso, manifestavano la loro volgarità, e ciò
succedeva anche al mio passaggio. Erano i Camalli (scaricatori) del porto.
Uomini col gancio nella tasca posteriore dei pantaloni. Serviva loro per
scaricare i sacchi di frumento o le balle di cotone.
I Camalli
La Darsena si trovava dove attualmente c’è il
Museo del Mare. Lì vi erano dei grandi magazzini alimentari e al molo vi
attraccavano i pescherecci.
Non ebbi
bisogno di informazioni nè di indirizzo per trovare il luogo in cui avrei dovuto
svolgere il mio lavoro. L’odore penetrante del baccalà mi fece da
batti-strada.
Un omone tipo Mangiafuoco
di Pinocchio, con una cadenza ultra genovese, mi accolse ed io iniziai la
giornata.
Il lavoro era stagionale, si lavorava a
cottimo, e per mesi non vidi la luce del giorno. Entravo al mattino alle 6 ed
uscivo alla sera alle 18. Era inverno, il magazzino si trovava al fondo ed era
totalmente privo di finestre.
Il mio
lavoro consisteva nello spellare i baccalà e fare i filetti per poi confezionare
le cassette e spedirle in tutto
il
mondo.
Ricordo quell’odore impregnante che mi rimaneva
sempre addosso, anche se mi lavavo a più non posso puzzavo sempre come un
baccalà. Come mi avvicinavo a qualcuno, si allontanavano tutti da me,
soprattutto i ragazzi.
Ma ce n’era uno
che non scappava, era il figlio del padrone. Lui mi faceva una corte spietata ma
a me non piaceva. Sembrava un Fantozzi, piccolo, grassottello con gli
occhiali.
Il padre sapeva tutto e non gli
dispiaceva affatto che il figlio mi corteggiasse. Ma io, a quell’età volevo
l’amore con la A maiuscola.
Con mia grande sorpresa, un giorno il padre mi
disse: “ti piacerebbe venire con noi in Norvegia a comprare il baccalà? Tu farai
la cuoca a tutto l’equipaggio”.
Chiese il
consenso di mio padre e si accordarono per una quota di 400mila lire. Parlo del
1955, a quell’epoca erano veramente soldoni!
Così, senza neppure rendermene conto, mi ritrovai ad
essere l’unica donna in mezzo a 10 uomini, tra capitano, equipaggio, il mio
pricipale e suo figlio.
L’ho paragonato a
Mangiafuoco perchè il suo modo di fare era burbero ma il suo cuore era grande.
Mi prese sotto la sua ala protettrice e guai a chi mi toccava.
Mi sentivo protetta vicino a lui e ha capito che i suoi
soldi non mi interessavano.
Giunse il giorno della partenza. Non ero mai salita a bordo di un
peschereccio, era tutto nuovo per me.
Per
prima cosa mi fu presentato il cuoco di bordo.
Che sollievo!!!!!!!!!!!!!!
Ho dovuto imparare presto il nuovo metodo di
cucinare a bordo. Innanzitutto, per restare in equilibrio, si doveva lavorare
con le gambe allargate. Si dovevano mettere panni bagnati sotto ogni oggetto per
non farlo scivolare. Si lavorava 12 ore al giorno.
A questo modo non mi accorsi neppure del luogo in cui mi
trovavo. Vedevo solo cielo e acqua.
Ma un giorno sentii la voce del padrone che,
guardando con il cannocchiale, gridò “Bergen”.
BERGEN
Più tardi si attraccò al Porto. Uscii dal mio
buco perchè volevo proprio vedere questa nuova terra.
Ma siamo a casa di Biancaneve! Tante casette colorate con
la punta all’insù, che bello, ma è una favola !
La voce del padrone, purtroppo, mi riporta subito alla
realtà e mi ricorda che non sono una turista, ma una lavorante.
Si scende solo per comprare il baccalà e lo
Stockfisch.
Lui sapeva dove andare.
Raggiungiamo una collinetta, ci sono tanti filari, da lontano penso sia una
collina di viti. Macchè, è lo Stockfisch “steso” ad asciugare.
Essiccazione stockfisch
Si compra il tutto e si ritorna a bordo. Il
giorno dopo si riparte: destinazione Genova.
In maniera molto diversa anch’io ho messo piede
in Norvegia.
Alba
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