mercoledì 27 maggio 2020


Mi son trovata per caso ad assistere ad un concerto di mandolini che suonavano sia musica classica che altro. Rapita dal suono, che mi entrava dentro l'anima, piano piano viaggiavo verso un altro pianeta.

Si, il pianeta della mia giovinezza. Mi vedevo in cucina con mio fratello Fernando, più grande di me di 3 anni. Lui, seduto attorno al tavolo di legno con i gomiti sul tavolo e la testa fra le mani, molto pensieroso. Io non sapevo che aveva un sogno che voleva realizzare: suonare il mandolino.

E' vero, nella mia famiglia non sarebbe stato il primo a suonare uno strumento, già uno zio suonava la chitarra, un cugino il trombone, e un altro la fisarmonica. Ora lui avrebbe desiderato suonare il mandolino. Solo che eravamo molto poveri, gli ostacoli da superare erano tanti, la strada tutta in salita. E allora, come fare? 

Innanzitutto non aveva il mandolino, e neppure i soldi per comprarlo, ed in ogni caso non ci sarebbero stati neppure i soldi per prendere lezioni.

Ma la sua passione per la musica era così forte, il suo desiderio di suonare era immenso che, alla fine, si trovò un lavoretto il cui guadagno settimanale per metà  lo dava in casa e l'altra metà lo risparmiava mettendolo nel salvadanaio.

Passò del tempo prima che riuscisse a formare il gruzzolo di 80 mila lire, ma la sua costanza fu premiata, ed un giorno arrivò a casa con lo strumento.


Ora il problema era conoscere la musica, saper usare le dita per suonarlo. Un giorno incontrò per caso un clochard che chiedeva l'elemosina suonando il mandolino. Lo vide come un "Dio in terra", il suo salvatore. Mi sembra ancora di vedere la scena, un vecchio con barba lunga, incolta, maleodorante che suonava meravigliosamente.

Mio fratello riuscì ad entrare nel cuore di Giacomo, questo il nome del clochard e tutti i giorni si vedevano per prendere lezione, quantomeno le basi.

La gente che passava per strada vedeva un ragazzo giovane con un vecchio che suonavano e gli affari andavano bene. Il tutto durò alcuni mesi.

Ma la sua volontà, impegno e caparbietà alla fine furono premiate, è migliorato a tal punto che entrò a far parte dell'orchestra mandolinistica genovese. Era questa un'orchestra composta da 40 elementi tutti dilettanti che sapevano far arpeggiare lo strumento come fosse il canto di un usignolo. Il tempo passò e mio fratello divenne il primo mandolino dell'orchestra.

Ma non si è fermato al mandolino, ha imparato a suonare altri strumenti: la chitarra e il contrabbasso.

Lui amava la musica, la sentiva dentro e mi diceva "è come amare un figlio".

E quando il destino ci si mette...... suo figlio andò al conservatorio, divenne prof. di violino e ora suona nell'orchestra della Rai a Roma.

Purtroppo mio fratello, ancora giovane incominciò ad avere dei grossi problemi alla vista e con il tempo divenne cieco. Era cambiato, non rideva più, si isolava, stava seduto per ore in solitudine come fosse un vecchio di 90 anni.

Ma una cosa sola lo faceva gioire, prendere in mano il suo mandolino e iniziare a suonare, veloce la stecca vibrava e le mani sulle corde volavano, era l'unico momento in cui si rasserenava ed era felice.

Prima di andarsene ha lasciato scritto: desiderava che il suo mandolino fosse sepolto con lui. Così fu fatto e sopra la tomba vi è anche un bel mandolino in marmo bianco.

Ora potete capire perché quando, ascoltando l'orchestra mandolinistica mi sono commossa a tal punto che la mia mente ed il mio cuore erano un subbuglio di sentimenti e ricordi.