giovedì 31 marzo 2011

gli emigranti


clandestino

Si leggeva la paura nei suoi occhi.
Come una gazzella nella savana,I naufraghi

Il volto bruciato dal sole hanno i naufraghi,
gli occhi incavati.
Vanno incontro al destino nella traversata.
Il loro “SOS” è un grido nel vuoto,
rivolto a un cielo spietato.
Fra una preghiera e l’altra
la falce della morte fa il suo lavoro.
Chi si salva si sente rinato
nella stessa valle di lacrime.
era assalito dal suo destino.
Salì su un camion pienoI naufraghi

ILnaufrogo
Il volto bruciato dal sole hanno i naufraghi,
gli occhi incavati.
Vanno incontro al destino nella traversata.
Il loro “SOS” è un grido nel vuoto,
rivolto a un cielo spietato.
Fra una preghiera e l’altra
la falce della morte fa il suo lavoro.
Chi si salva si sente rinato
nella stessa valle di lacrime.
di carne macellata,
la carne viva,
da clandestino.
In mano a gente senza scrupoli
e scrupolose burocrazie, il viaggio.
Il suo destino lo precedeva,
effimero e incerto,
come una nuvola di passaggio.

lunedì 28 marzo 2011

quella calma disumana dei popoli del manga


agedia del Giappone: Quella calma “disumana” del popolo dei manga

I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di “autocontrollo” e “autogoverno”.

Il comportamento dei giapponesi senza parlare dice a se stessi e al mondo: domani è un altro giorno.
Se facessimo solo per un attimo il paragone con noi, le nostre tragedie e i nostri comportamenti, ci assalirebbe una vergogna senza dimensione.
La coda per l'acqua dopo la tragedia
La realtà supera di gran lunga la fantasia, e lo Tsunami, il terremoto, la tragedia del popolo giapponese ne sono la prova. Quello che nelle ultime ore stiamo vedendo non appartiene a nessuna scena del più realistico dei film che riproducono tragedie legate a disastri naturali o magari causati dalla stupidità degli uomini.
Tutto questo oltre a procurarci un dispiacere indescrivibile, non può non evidenziare, la compostezza, la dignità, il decoro, il coraggio, l’ordine rispettoso che questo popolo abituato a convivere con il terremoto si è dato. Comportamenti ormai entrati nel dna dei giapponesi, consapevoli di aspettarsi il peggio, e conviverci non con rassegnazione ma con uno spirito coraggioso di rivalsa.
Ordinati In fila per l'acqua
Il comportamento dei giapponesi senza parlare dice a se stessi e al mondo: domani è un altro giorno.
Ecco perché si propone, dal Corriere della Sera, l’articolo di Alessandro Gerevini, professore Associato di Letteratura giapponese, alla Waseda University di Tokyo, per capire meglio questo popolo, il loro comportamento, le loro motivazioni, la loro formazione, le loro reazioni.
L’articolo è interessante, ma non dobbiamo provare nemmeno per un attimo a fare paragoni con noi italiani e le nostre reazioni, con i terremoti, le alluvioni e le tragedie varie, che hanno colpito le nostre regioni e il nostro Paese, così come non proviamo nemmeno per un attimo di mettere a confronto, la compostezza e l’efficienza del Governo nipponico e magari le polemiche deinostri governanti, il disordine dei soccorsi, le furberie nell’accaparrarsi risorseancor prima di misurare il confine della tragedia.
Se lo facessimo ci assalirebbe una vergogna senza dimensione.
……………..  …  ………………..
Lo Tsunami che spazza via tutto
Tsunami & Tragedia: Cronaca di una reazione annunciata. Di fronte a immagini catastrofiche che sembrano uscire dal capolavoro d’animazione di Hayao Miyazaki,Nausicaä della Valle del Vento, non è facile capire come sia possibile non farsi prendere dal panico, non lasciarsi andare alla disperazione più totale, non sentirsi completamente persi. La risposta è semplice: essere preparati. Una preparazione che ovviamente è innanzi tutto di tipo concreto. Per i giapponesi ogni cosa deve essere programmata alla perfezione. Così scuole, uffici, stazioni, ospedali: tutti i luoghi pubblici hanno dei piani di evacuazione ben collaudati che vengono testati periodicamente.
Prove di evacuazioni - Ogni anno, ad esempio, nell’università in cui insegno –Waseda – si svolgono le «prove generali» di un’evacuazione. Gli altoparlanti ci avvisano che dobbiamo lasciare l’edificio e così, docenti e studenti insieme, scendiamo tutti in fila le scale fino al piano terra per poi incamminarci con calma fino al punto di ritrovo prestabilito. Una «camminata» di un paio di chilometri molto importante per imparare a conoscere il tragitto che si deve percorrere in caso di emergenza. Usando sempre la metropolitana o altri mezzi pubblici, infatti, non è sempre detto che lo si sappia raggiungere anche a piedi.
Tra le rovine
Anche gli inquilini di qualsiasi abitazione privata sanno bene cosa fare durante il sisma e nei momenti immediatamente successivi. Nascondersi sotto il tavolo, se possibile scappare in bagno (l’ambiente di solito più resistente della casa in quanto compatto), ripararsi la testa con la prima cosa rigida a portata di mano, spegnere subito i fornelli e mettersi le scarpe se scalzi (ci si potrebbe tagliare con i vetri). Importante poi è fare in modo che la porta d’ingresso resti bene aperta perché, se una successiva scossa di assestamento dovesse bloccarla, sarebbe poi difficile scappare. Banalità? Provate a trovarvi sotto un soffitto pronto a crollare senza sapere che fare…
Una volta che la situazione è sotto controllo, si inforca lo zainetto delle emergenze (che si tiene sempre pronto), ci si infila l’elmetto e ci si dirige verso il punto di aggregazione prestabilito in attesa di ulteriori istruzioni. La preparazione psicologica, però, è quella che gioca il ruolo più importante, quella che forse caratterizza principalmente il popolo giapponese. Vivendo in questa parte del mondo, volenti o nolenti, ci si abitua presto a esorcizzare lo jishin (il grande terremoto) anche attraverso battute di spirito, un modo tutto sommato efficace per imparare afamiliarizzare con il proprio destino, per diventare fatalisti.
Non deve stupire, perciò, la calma mostrata in Giappone di fronte al disastro. Il controllo delle emozioni è un tipo di esercizio psicofisico a cui i giapponesi vengono abituati sin da piccoli. Mostrare in pubblico eccessi di tristezza, ma anche di gioia, viene considerato come un segno di debolezza imbarazzante. Chiunque abbia visto un incontro di sumo, ad esempio, sa bene che né al lottatore vincitore né a quello perdente, viene concesso un sorriso o un’espressione di tristezza. Ma anche capolavori della letteratura come La pioggia nera, di Masuji Ibuse, rendono l’idea: resoconto del disastro atomico di Hiroshima, il romanzo narra con distacco diaristico la Catastrofe umana per eccellenza: ai nostri occhi, un esercizio impossibile.
Navi tra le case
Dunque, per quanto agli occhi di un occidentale la reazione di queste ore del popolo giapponese possa sembrare fredda, quasi disumana, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abitare in un contesto relativamente angusto in cui la natura spesso sprigiona tutta la sua forza distruttrice, il controllo delle proprie emozioni, unito a una certa capacità di astrazione, è davvero l’unica maniera per riuscire a sopravvivere. Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione.
In un Paese in cui l’identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l’ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito, oltre che nei manga, sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante.
Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole. Se così non fosse, il Paese cadrebbe nel caos più totale e la gente si sentirebbe ancora più disorientata, vittima di questo ennesimo assalto di unGodzilla risalito dalle viscere della terra. Questa nuova catastrofe metterà a dura prova tutti i manuali, le esercitazioni e le simulazioni fatte finora, ma di sicuro alla fine i giapponesi ne usciranno a testa alta, ulteriormente rafforzati, come del resto hanno sempre fatto in passato.
Alessandro G. Gerevini
*Professore Associato di Letteratura giapponese, Waseda University, Tokyo
12 marzo 2011

domenica 27 marzo 2011

giornata del FAI

BALESTRINO
Balestrino è un borgo antico abbandonato che si trova alle spalle di Loano nota cittadina rivierasca
del ponente ligure in provincia di Savona.
Il paese è famoso per il suo nome paese fantasma.
L'antico borgo di Balestrino è stato abbandonato dalla popolazione in fuga, preoccupato dal cedere del terreno.
Oggi una antica meridiana diventa il simbolo di un tempo che inesorabilmente scorre ma non viene segnato più da nessuno.
Solo da troupe americane televisive, attratte da questi luoghi densi di storia da raccontare.
la fa da padrona il vecchio castello Dei Caretto barbicato sul fronte roccioso a dispetto del presunto
rischio di frana.
Tutto è fermo a più di 50 anni fà
A rendere particolare Balestrino oltre alla sua storia  la sua posizione geografica con vista mozza fiato
della riviera e del mare, sono le sue leggende di misteri di cui si popolano queste case abbandonate
Questo è un gioiello che il FAI oggi nelle giornate di primavera a permesso di visitarlo

BALESTRINO: Misteri e leggende/ Mysteries and Legends

A paola con tutto il cuore

non so da che parte iniziare il mio commento, a confronto con tante persone abituate aleggere già dalla prima infanzia.
io che ho appena la 5elementare dove ai miei tempi si diceva la licenza di quinta.
eravamo già persone culturate se si ricorda che in maggioranza gli adulti erano quasi tutti analfabeti.
Perciò nessuno mi ha preso per mano e portato a prendere un libro in mano,anzi se io lo facevo da sola mi sentivo dire che “quella se la tira “perciò leggevo di nascosto.
Eldy in questo mi è servita parecchio, perchè cerco di tirare fuori il meglio dei blog e stimolata da vari articoli vado a cercare le fonti, sia esse parlano di arte,cultura, storia ecc
Voi non potete capire, quello che mi date,il bene che io ricevo,perchè con parole semplice e comprensibili arrichite il mio piccolo bagaglio
Grazie Paola di tutto quello che tu fai per noi con una passione nel dare senza ricevere nulla di materiale, ma stai tranquilla tu semmini eio sono un frutto del tuo raccolto grazie

martedì 22 marzo 2011

IL 12 Giugno



Al  referendum del 12Giugno 2011  per dire NO devi votare Si
1)Vuoi eliminare il ricorso all'energia nucleare?  SI
2)Vuoi cancellare la privatizzazione dell'acqua ?SI
3)Vuoi sbarazzarti del legittimo impedimento ?SI
Il referendum passa se si raggiunge il quorum .
Occorre che vadano a votare 25milioni di italiani 
Per questo dobbiamo informare ...........da subito

giovedì 17 marzo 2011

visita alla tomba di mazzini



Non sono qui per fare un trattato di storia anche se la persona di Mazzini lo merita
l'altro ieri nel fare il mio solito giro al cimitero di Staglieno, entrando si è capito subito che qualcosa c'era nell'aria, Curiosa come una scimmia ho seguito una banda, ho capito allora che iniziando la gradinata ci avviavamo alla tomba di Mazzini.
Dovete sapere che il cimitero è monumentale patrimonio dell'umanità UNESCO e lo merita proprio per i suoi monumenti  funebri.
Anche se da anni è trascurato, come ogni patrimonio nostro,
voglio parlarvi di quando ero bambina, cioè quando andavo a pulire le tombe 15giorni prima dei santi e 15giorni dopo i santi,
Con il mio sacchetto di ghiaia e la pomice cercavo lavoro nel cimitero e lo giravo tutto, tanto è vero che una sera non ho sentito le sirene della chiusura e ci sono rimasta dentro fino alle 10della sera finché i miei non si erano rivolti al guardiano,io fortunatamente avevo dei ceri che li ho accessi per farmi luce,una serata che non dimenticherò mai,Ed oggi la tomba di Mazzini mi ha riportato indietro con la memoria,
ma ritorniamo al discorso,ho seguito la banda emi sono ritrovata davanti un monumento tirato a lucido che come al solito lo fanno in poche occasioni   .

sabato 12 marzo 2011

origine di Garibaldi

comune di Ne


Oggi con una associazione culturale sono andata sui passi di Garibaldi ele sue origini.


Quando Federico Barbarossa venne in Italia,subi una tale 
serie di sconfitte che gra parte dei suoi  soldati lo "mollarono"
e si stabiliscono vita natural durante nelle valli dello stivale.
Uno di questi soldati si chiamava Grunbaner e scelse come dimora la Val Graveglia e più precisamente il paese di Ne a 30 km da Chiavari nella liguria del levante.
Passarono secoli e il cognome sassone dei numerosi discendenti 
del soldato venne man mano storpiato, addolcito,facilitato,insomma italianizzato sino a tramutarsi  in Garibaldi.
Ne era un paese ricco di miniere dove astraevano minerali,tra cui il manganese,molto utile fino agli anni 50 per la produzione 
dell'acciaio.
Attualmente serve come attrazione turistica dove si può visitare 
a bordo dei vagonetti.
A Neil maggior cognome è Garibaldi e le persone cercano la loro discendenza con certificati.
Ecco perché Garibaldi la sua barba ei suoi capelli erano rossi 
ramati aveva il dna di ub sassone un popolo germanico.
Suo nonno emigrò a Nizza(era sotto la repubblica genovese)
ed da uno dei suoi figli Domenico e sua moglie Rosa nacque 
Giuseppe Garibaldi il 4 luglio del 1807
ho voluto scrivere questo articolo perché oggi facendo una riflessione sui personaggi famosi che hanno fatto l'Italia 
sono di origine ligure, o addirittura genovesi come Giuseppe Mazzini, fino a l'inno che tutti cantiamo è stato creato a Genova 
da Mameli e Da Novara
Mi sento due volte orgogliosa prima di essere italiana 
e poi genovese
    

mercoledì 9 marzo 2011

Roberto Saviano a Genova il7 marzo

Lunghe code ieri sera nel cuore pulsante della città di Genova ed io non ho voluto mancare all'appuntamento di Roberto Saviano
solo per vederlo e magari stringerci la mano.
Tante erano le persone presenti che la libreria Feltrinelli era stracolma( pensate prima conteneva due cinema tanto per darvi l'idea di come è grande )sono stati obbligati a mettere un max schermo per accontentare le persone che infreddolite volevano  vederlo, una coda interminabile composta da giovanissimi, ragazzi,adulti,persone anziane.
Nella presentazione ha attaccato mamma RAI ha detto"Vieni via con me, speravano che fosse una trasmissione per pochi, loro vogliano soltanto reality"
Aggiunto "la censura non ti arrestano, cercano di farti abbassare la voce,ma ti tolgono gli ospiti e ti mettono un brutto palinsesto"
Parla di Marina Berlusconi"il lunedì è figlia del Premier il giorno dopo è l'editore, so che è una cosa sottile, continua Saviano ma deve lasciarmi fare il mio lavoro.
E la seconda che mi viene addosso ricorda Saviano "la prima volta quando ho dedicato proprio a Genova la laura honoris causa ai Magistrati di Milano,ed oggi per combinazione ancora a Genova ho cambiato editore.
Dopo il suo monologo che io ho ascoltato infreddolita per strada alle 1,20di notte sono riuscita a stringere la sua mano e a farmi firmare il suo libro.
è stata una sensazione grande di una mano pulita come il suo pensiero.

Roberto Saviano a Genova: Editori e Marina Berlusconi