martedì 28 maggio 2013

lo scrittore nel suo famoso romanzo "i promessi sposi"al capitolo xxxv scrive del lazzaretto di milano questi versi
                         " S'immagini " ; il lettore il recinto
                            del lazzaretto popolato di sedici mila 
                            appestati;quello spazio tutt'ingrombo,
                            dove di capanne e di baracche, 
                             dove di carri,dove di gente,quelle due 
                             in terminate fughe di portici, a destra 
                            e sinistra piene, gremite di languidi
                            o di cadaveri confusi, sopra sacconi, 
                            o sulla paglia, qua e là un andare andare e 
                            venire
Con questi versi abbiamo la cronaca in diretta del momento
                            
    
Stazione  centrale
 Milano

Vado spesso a Milano a trovare le nipotine e per strana combinazione abitano in via Lazzaretto,
non ci avevo mai pensato prima di entrare in una chiesa che poi seppi era  San Carlo al lazzaretto,dove gentilmente il sacrestano mi fece un po da cicerone dicendomi che era la chiesa del lazzaretto ed era l'unica cosa rimasta.
se guardate bene questa stampa vedete nel centro la chiesa in forma ottagonale è la chiesa di San  Carlo al centro del lazzaretto costruito fuori dalle mure  di Milano.essa fu costruita tutta aperta per dar modo agli appestati di seguire le funzioni senza doversi muovere, fu eretta per il volere di Carlo Borromeo
come è attualmente la chiesa
il suo interno

Ritorniamo al sacrestano cicerone; venga, venga, signora le faccio vedere una cosa, aprì una botola dal coperchio di legno ed i miei occhi si spalancarono nel vedere resti di ossa umane.
Non si spaventi sono qui dalla peste del 1800
foto dell'archivio storico di Milano il lazzaretto
ancora dall'archivio storico


il lazzaretto1875
1880 il lazzaretto con lo sfondo di porta orientale, ora porta Venezia il corso attualmente per le compere di marche famose


 

qui avete la mappa per i milanesi che non conosco e ci vorrebbero andare 
Conoscere la storia   delle belle arte vuol dire fermarsi a guardare, anche in una città come Milano 

sabato 25 maggio 2013

25 Maggio  i funerali di Don Andrea Gallo alla chiesa del Carmine 
luogo storico di una Genova antica dove lui ha iniziato il suo sacerdozio, con questo vi faccio conoscere un angolo delle città nascosta non lontana dalle visite turistiche dell'acquario.

Il borgo del CArmine

  1. È uno dei luoghi più antichi della città, eppure molti 
    chiesa del Carmine
    la folla  ai funerali  di don Gallo
    icaruggi con il sole e i panni stesi su carucole 
    foto antica di piazza del carmine 

    genovesi ne ignorano l’esistenza. Il borgo di origine medioevale del Carmine, annidato sotto l’Albergo dei Poveri, attende da tempo una riqualificazione importante e decisiva, attesa invano da decenni. La ristrutturazione del Mercato comunale semidismesso (attualmente resiste stoicamente un solo banco) e la pedonalizzazione della piazza retrostante paiono passaggi obbligati e decisivi per il futuro della zona. È sufficiente peraltro un breve tragitto in salita dalla Nunziata o dalla Zecca e, pur a poche centinaia di metri dal traffico, dalla Sopraelevata e dall’Acquario, si passa come per incanto dai ritmi cadenzati della vita moderna al ritrovarsi quasi fuori dal mondo, con il tempo che pare fermarsi in un silenzi irreale. Superata piazza del Carmine oggi invasa dai veicoli non ci sono più negozi, auto, locali, nemmeno… l’asfalto. Scalinate e passiere in mattoni guidano naturalmente ai pochi portoni d’abitazione, con muri ricoperti da rampicanti, vasi di fiori, gatti, un ex Monastero (l’Olivella) in attesa di restauro, un asilo e quello che forse è l’ultimo albero di Giuggiola rimasto a Genova. C’è il potenziale di una piccola Montmartre grezza incastonato nel cuore della Superba, un luogo che senza neppure troppa fantasia è naturale immaginare ripopolato da botteghe artigiane, piccole gallerie d’arte, pittori al lavoro. Genova non ha una piazza libera ed aperta ai pittori: piazza del Carmine, per dimensioni e posizione potrebbe rivelarsi un luogo adatto e straordinariamente azzeccato. Specie se, come richiesto da varie parti il Mercato rionale venisse realmente trasformato in un contenitore culturale ed i fondi della zona coinvolti in un progetto di recupero a tema. Ambizioso ma non impossibile: sabato 8 dicembre, giorno dell’Immacolata, il Cantiere Culturale del Carmine - “Gruppo Spontaneo Cittadini del Carmine in Genova” (nato lo scorso luglio in occasione della mostra fotografica sui fatti del 1970 nel quartiere, legati all’allora viceparroco Don Andrea Gallo), organizza un evento che ha il sapore di una scommessa sul futuro del borgo, chiamandone a raccolta gli abitanti. Dalle 17.30 le finestre del Carmine si illumineranno con ceri e candele, trasformando il quartiere in un presepe… vivente. Già, perché una trentina di persone sfileranno partendo dal Mercato ed indossando i preziosi costumi tradizionali barocchi del presepe genovesi del ‘600 (concessi dal Settore Promozione della Città) più altri attuali (il migrante, il precario, ecc.). Durante l’itinerario, che comprende le stradine pedonali del borgo, una serie di cartelli affissi sulle porte dei fondi chiusi ormai da tempo ricorderà le attività che vi si tenevano in passato. Musicanti al seguito, interventi musicali nelle piazzette (Coro Daneo, Coro Seduto), performance estemporanee da finestre e terrazzini (il poeta Bruno Rombi, il cantautore Sergio Alemanno, ecc.). Altre iniziative (caldarroste a cura del Gruppo Animazione di Varazze, stand Pigotte Unicef e Libreria San Benedetto, ecc.) in piazza del Carmine chiusa alla sosta ed al transito veicolare. L’iniziativa, che ha il Patrocinio del Comune di Genova, presenta anche un’inedita rappresentazione della Natività proprio nel Mercato semidismesso, per segnarne la centralità e l’importanza per il quartiere. “Natale occidentale: il Carmine è… un presepe” pare una sfida all’immobilismo di tanti anni passati, ambiziosa e difficile. i promotori stanno cercano inoltre… presepi. Dal 15 dicembre al 7 gennaio trasformeranno infatti il Mercato in un esposizione di presepi, allestiti nei box inutilizzati della struttura e circondati da… angeli (foto di Elisa Catalano delle statue raffiguranti angeli del cimitero monumentale di Staglieno), con performance artistiche tutti i sabati alle 18. E’ una sfida non da poco: Giorgio Bergami fotograferà il borgo illuminato dalla cima dei palazzi di via Brignole De Ferrari, con l’obiettivo di realizzare una cartolina speciale. Sembra l’avvio di una nuova storia, che attende solo di essere scritta. Se il Carmine riuscirà ad illuminare se stesso

giovedì 23 maggio 2013

l'addio di don Farinella amico di Don Gallo


Don Andrea Gallo è morto. Don Gallo Andrea vive

Genova, mercoledì 22 maggio 2013, ore 17,56, squilla il cellulare mentre sono in chiesa per un incontro. E’ Paola de Il Fatto Quotidiano che da Roma mi dice: «Ti porto brutte notizie da Genova: è morto don Gallo». Le prometto un pensiero mio che è questo.
La morte di don Andrea Gallo ci coglie di sorpresa, nonostante fossimo in attesa che accadesse. La verità è che non volevamo che morisse perché ci teneva sulle sue ginocchia e ci consolava, ci coccolava. In un tempo di papi e di gerarchie fissati su un’idea di Dio astratta, don Andrea ci fa vedere un Dio con le mani sporche di umanità, ansioso di sporcarsi e stare con la gente, fuori del tempio isolato da un muro d’incenso e d’ipocrisia. Lo scorso anno a Palazzo Ducale di Genova, alla presentazione del mio romanzo «Habemus papam», in cui preconizzavo la necessità di un papa di nome Francesco, si entusiasmò e, prendendomi da parte, mi disse: «Sarebbe ora, mi piacerebbe esserci». Ora sono contento che ha visto l’arrivo di papa Francesco e ha fatto appena in tempo a pubblicare l’ultimo suo libro «In cammino con Francesco», quasi assaporando il cambio di marcia tanto desiderato.
Don Andrea Gallo, nella mia esperienza di amicizia e di affetto, è un uomo e un profeta di Dio, nato e cresciuto «strabico» per natura e per vocazione. Sì, era strabico come Mosè nell’esperienza del Sinai. Ebbe sempre una doppia stella polare: un occhio volto sempre al popolo e uno a Dio, mai separati. Strabico, ma non scisso. Per lui Dio e il suo popolo di poveri, di beati, di umili, di emarginati, «gli ultimi» sono la stessa cosa e se, per caso, non lo erano, in lui si fondevano e si identificavano.
Don Andrea Gallo, ha costruito ponti, nella chiarezza dei fondamenti della Costituzione italiana che, nell’era del vergognoso berlusconismo, ha difeso con ardore e passione da Partigiano, e nella linearità ideale del Vangelo che ha vissuto «sine glossa» perché il Vangelo è vita donata e ricevuta senza avere in cambio nulla. Non ha una vita sua e tanto meno privata: uomo di tutti, uomo sempre accogliente e disponibile. Per questo don Gallo è un prete a 360° senza pizzi e merletti, ma vestito dell’umanità malata e carica di voglia di esserci. Quando incontra una persona, la guarda con quegli occhi profondi e gli trasmette il messaggio che lei e solo lei è importante e vale la pena «perdere tempo» per lei.
Ora don Andrea Gallo è morto. Ora don Gallo vive perché, se da un lato ci lascia più soli, dall’altrolascia a noi un impegno e un compito: essere coerenti come ci ha insegnato in vita e in morte. Per me, che lui chiamava affabilmente «il mio teologo preferito», inizia un cammino di solitudine ecclesiale ancora più intensa perché quando c’era lui, bastava un incontro, una telefonata per rincuorarci a vicenda e confidarci cose da preti. Ora resto solo, ma con la certezza che averlo conosciuto, amato, difeso, condiviso è uno dei regali più grandi che Dio mi ha fatto e di cui sono grato. Non piango la morte di don Gallo, piango per la gioia di essere stato considerato degno di averlo avuto come amico e padre.
Ciao, Partigiano, aiutami a essere sempre più vero e sempre più coerente come mi hai insegnato con il tuo esempio e la tua dedizione di prete da marciapiede. Ti vedo in cielo attorniato dai poveri e dalle prostitute, sì quelle che ci precedono nel Regno di 

domenica 19 maggio 2013

quando da virtuali diventiamo reali, dietro ad uno schermo l'amicizia sincera
                                       La sorpresa scritto da Enrica Boselli

LA SORPRESA

"Eravamo quattro amici al bar" così inizia una canzone di Gino Paoli...e penso possa essere quasi indicata per quel che Vi racconto oggi....
Durante la settimana Riccardo mi comunica che sabato mi farà una sorpresa, e che devo essere pronta ad alzarmi presto, dice che è già d'accordo con Gianluigi e sua moglie Teresa, ho provato ad indagare ma i risultati sono stati alquanto deludenti non riuscivo a capire cosa avessero organizzato.
Così sabato mattina alle 5 la sveglia è suonata mi sono preparata e poi con Riccardo siamo partiti diretti a Bergamo, ancora ho tentato mentre lui guidava, di farmi dare qualche indicazione ma niente da fare, bocca cucita......
Giunti a casa dei nostri amici cerco di capirci ancora qualcosa e da Teresa esce un timido " andiamo al mare"....beviamo un caffè e via si parte.
Conoscendo la mia voglia di vedere, Gianluigi non prende l'autostrada ma la strada statale che porta a Piacenza, incontriamo il fiume Adda e poi vediamo anche il Po', e poi, sale e incontriamo il fiume Trebbia, è uno dei fiumi più puliti d'Italia il panorama è bellissimo tanto verde. Il fiume sembra che ci accompagni, noi saliamo e lui scende ma per un bel pezzo di strada non ci abbandona, incontriamo robinie gialle, e diversi fiori selvatici, Gianluigi mi fa notare che i campanili delle chiese hanno tutti la stessa forma ed è vero, mi spiega che nel passato era una strada conosciuta e apprezzata dice che poi mi spiegherà il perchè mentre il viaggio continua con curve e controcurve. Riccardo mi spiega che siamo sugli appennini e che di fronte a noi all'orizzonte, coperto da una leggera foschia si vede il Monte Cimone, la cima più alta dell'appennino modenese, per questo in lontananza se ne vedono i contorni.
Si parla del più e del meno, si ride, si scherza ma non una parola sulla nostra destinazione, sono sempre più incuriosita ma cerco di non farlo notare. Il nostro autista mi racconta di questa zona la conosce bene, e mi dice che spesso fanno questa strada quando con Teresa fa qualche giro, preferisce passare in mezzo alla natura , è veramente un bel polmone di verde, l'aria è frizzantina, e poi decidono di fermarsi ad Ottone per un caffè .
Anche il campanile di questo paesino è come tutti gli altri. Sembra sia poco lo spazio tra il corpo del campanile dove di solito c'è l'orologio e la sede delle campane, ma forse è una mia idea.... L'accento e la cadenza del barista, sembra che siano molto simile al modo di parlare dei Liguri e finalmente mi dicono che Ottone è l'ultimo paese del piacentino, il più lontano e che , confina con la Liguria, guardo Riccardo che mi dice....... è una sorpresa...
case dei pescatori
il ristoranteBoccadasseGenova vista dal mare
..

Ad Ottone c'è un castello, voluto dai Maslaspina, signori del paese fino al 1540, c'è la chiesa parrocchiale dedicata a S. Marziano, dicono che sia ricca di stucchi del 1600 e una chiesa di S. Bartolomeo, che conserva una campana risalente al 1300.
Il nostro viaggio continua e ad un certo punto Riccardo mi da un biglietto e mi dice chiama questo numero ... io lo guardo sbalordita, siamo a Genova, chi dovrei chiamare? Mi dice fai il numero....
Compongo il numero sul mio cellulare non immaginando minimamente chi possa esserci dall'altra parte.....
Uno squillo, due, tre, quattro, guardo Riccardo e mentre sto dicendo "non risponde nessuno" sento " Pronto, sei Enrica?"
Rispondo: si, sono Enrica
" Sorpresa sono Alba, che piacere per me" ......
Io, non so cosa dire,
ma Alba mi anticipa e mi dice: " dove siete ?"
Le do le indicazioni e dopo poco arriva e ci scambiamo i saluti di rito, le presentazioni, sono contenta conosco un'altra amica di Eldy, una donnina tutta pepe, mi dice che non sono diversa dalle foto che ha visto in un'altro blog e poi iniziamo a parlare come se ci conoscessimo da sempre ....non siamo più quattro amici ma cinque .....
la passeggiata di nervi



il porticciolo di nervi


Ci fa da cicerone e mentre Gianluigi guida con maestria, per Genova , Alba ad alcune mie domande, da subito delle spiegazioni e mi dice che le case di ringhiera che io ho notato erano le case dei pescatori, e che da bambina per raggiungere questo punto di Genova si attaccava dietro al tram e si faceva trasportare perchè non poteva permettersi di pagare il biglietto, ci porta a Boccadasse,il problema è trovare il posteggio, Gino Paoli abitava qui quando scrisse la canzone " La Gatta ", passiamo davanti alla Abbazia di San Giuliano, ma non entriamo, dice che è una delle poche chiese rimaste insieme alla chiesa parrocchiale di Sant'Antonio, che è chiusa, scendiamo per un vicolo e giungiamo nella piazzetta di Boccadasse, è bellissima, Gianluigi e Teresa dicono di esserci stati per il viaggio di nozze di aver soggiornato qualche giorno qui. Di fronte a me c'è un piccolo terrazzo sul mare , proprio piccolo, con un tavolino rotondo, penso a quanti innamorati avranno brindato o mangiato un semplice gelato al lume di una candela, lo dico, ma Alba, donna energica che mi stupisce sempre piacevolmente , mi distoglie dai miei pensieri romantici, e ci propone di raggiungere il castello del console e allora su, per le scalette e poi per una strada lastricata, incontriamo piante di mandarancio e di limoni con i frutti e un profumo di pitosforo ci accompagna , gli occhi si beano di un bel panorama e di un cielo azzurro, l'olfatto sente profumo di limoni e di pitosforo, e la compagnia, oggi non si può desiderare di più, che sorpresa, come sono felice, ringrazio ancora Riccardo, non so cosa dire oltre a grazie, poi ritorniamo sui nostri passi andiamo a prendere l'auto e ci rechiamo al ristorante, con Alba non si fa fatica, ci porta in un bel posto e ci danno un tavolo proprio con vista sul mare, oggi il pesce è d'obbligo, si ride si scherza, una telefonata ad un'amica di eldy che hanno in comune, un cameriere scherza con Alba , le chiediamo: "ma allora lo conosci?" e lei risponde : "No......"
monumento dei mille
 passeggiata nervi con sfondo di Portofino
quarto la casa del console
scoglio della partenza dei mille

Finiamo di pranzare in allegria e poi vediamo il monumento eretto per segnalare dove sono partiti i mille da "quarto"... poco più avanti il monumento dedicato a Garibaldi, Alba ci fa vedere l'ospedale dove ha lavorato per 30 anni il famoso Gaslini, ospedale pediatrico,considerato uno dei maggiori istituti pediatrici d'Europa , conosciuto in tutto il mondo. E ci avviamo verso Nervi, un po di sosta per trovare posteggio e poi entriamo nel parco comunale, il roseto è fantastico la stagione di fioritura non è ancora iniziata completamente, ha fatto tanto freddo, davanti a noi c'è il mare, è una giornata limpida si vede Portofino, in lontananza , il parco comunale di Nervi merita di essere visto, tante le piante, palme altissime, pitosfori, agavi, pini marittimi , ci sono volontari che controllano che non subiscano atti vandalici, e Alba ci racconta degli sciattoli, il parco dal 1966 ha due specie di scoiattoli, quello rosso che è autoctono, ossia originale della zona e quello grigio americano, che stava distruggendo, fino a rischiare l'estinzione dello scoiattolo rosso per questo motivo si è provveduto a sterilizzare e a spostare in altri parchi gli scoiattoli grigi.
parco di nervi la sua bellezza sta che è a livello del mare
Ora ritorniamo sulla passeggiata lungo il mare, Riccardo parla di canne da pesca, vorrebbe pescare, Alba ci offre un gelato e ci invita a tornare ancora, e noi l'aspettiamo a Como, ma dobbiamo tornare la giornata è stata intensa, ma tanto tanto bella, prima però devo acquistare la focaccia ligure da portare a casa, e ci porta in un negozio, ne approfittiamo, giunti al posteggio ci dobbiamo salutare, abbiamo tante foto fatte insieme, ma è solo un arrivederci.... alla prossima, in macchina Riccardo si addormenta noi parliamo di gite fatte, di città dove siamo stati e ridiamo ci prendiamo in giro piacevolmente senza esagerare, arrivati a Bergamo inizia a piovere un saluto a Gianluigi e Teresa e ripartiamo, siamo un po stanchi, ma tanto tanto contenti.....
Si criticano tanto questi blog, a volte dietro uno schermo di un computer si possono incontrare persone che mentono sulla propria identità, persone poco serie, ma ci sono anche persone a modo, la settimana scorsa è venuto Serghey con la moglie a casa mia, oggi noi siamo stati insieme una giornata, e senza Eldi questo non sarebbe potuto succedere ....se ho incontrato queste persone è grazie ad Edy              Enrica

parchi di nervi il roseto

sabato 11 maggio 2013


La città piange i suoi morti

   
09-05-2013  di Carlo Genovese
fonte: Città Nuova
Il sindaco Doria ha proclamato il lutto cittadino. L'incidente che ha provocato il crollo della torre di controllo e sette morti accertati ha sconvolto la popolazione. La procura ha aperto un fascicolo per il realto di omicidio colposo plurimo. Il premier Letta ha fatto visita ai feriti

Crollo della torre di controllo di GenovaDopo la tragedia, per la città di Genova oggi è il giorno del lutto cittadino, dell’approfondimento delle indagini, della ricerca di tante risposte da dare ad altrettante domande che si inseguono nei corridoi delle Procura e trai  numerosi cittadini che in mesto silenzio sul molo Giano guardano attoniti, increduli, storditi il cumulo delle macerie, dei ferri divelti, della polvere di cemento armato sparsa un po’ ovunque.
Genova è ferita, gravemente. Non si parla d’altro dal Mercato Orientale a Sotto Ripa. Nei Cantieri navali e sul lungomare di Corso Italia. Un gruppo di portuali ha portato allo stadio Ferraris uno striscione con la scritta “Basta morti sul lavoro” e l’ha esposta durante la partita Samp-Catania.
Quasi sembra che nessuno oggi qui abbia voglia di starci, anche chi è residente da sempre, anche se è “zenese” da quattro generazioni, anche se il nonno ha visto Garibaldi e i mille salpare da Quarto. Intanto prende il largo una nave da crociera, mentre un altro portacontainer con nome russo avanza verso la diga del porto. Già, l’attività portuale non ha subito intoppi: sia nel porto turistico sia in quello commerciale si svolgono regolarmente le normali procedure.
Nel 2012 il porto ha movimentato 6.600 navi con oltre 14mila operazioni di manovra. Gli ultimi interventi importanti eseguiti risalgono al 2008 e ammontano a circa 500 milioni di euro. Ma al molo Giano, adesso, c’è il sangue dei morti, difficile da cancellare, da dimenticare. Impossibile da spazzare via con il getto d’acqua dei vigili del fuoco.
La città di Genova vive una nuova tragedia, il dramma è sotto i nostri occhi. Sotto gli occhi di tutti e tutti si domandano perché sia potuta accadere questa tragedia, quali e di chi siano le colpe. I sette morti, sono giovani, troppo giovani per meritarsi questa fine: uccisi da una manovra errata di un portacontainer, il “Jolly Nero” che, vai a sapere per quale motivo, ha urtato e abbattuto, durante le operazioni di uscita dal porto, la torre di controllo dei piloti, dove, al momento dell’impatto, a più di 50 metri da terra, c’erano 13 persone, tra militari della guardia costiera, operatori portuali e civili.
La portacontainer ora è là, sotto sequestro, mentre il comandante della nave e il pilota del porto, che era a bordo della Jolly Nero, sono entrambi indagati. Ieri è arrivato il presidente del Consiglio Letta per un sopralluogo, e poi, accompagnato dal sindaco Doria e dal governatore della Liguria Burlando, si è recato a Villa Scassi per far visita ai feriti.
Il cordoglio, a nome di tutta la città, è stato espresso dal sindaco Doria. Per il presidente della Regione Burlando si tratta di «un incidente inspiegabile, tanto più se si pensa che la portacontainer era regolarmente condotta da un pilota a bordo e da due rimorchiatori, una manovra fatta centinaia di volte. Ci chiediamo tutti come possa essere successo, si stava facendo una manovra eseguita centinaia di volte».
Anche il cardinale Bagnasco ha raggiunto il molo per esprime il suo profondo cordoglio, la solidarietà e la vicinanza ai familiari delle persone coinvolte. Oggi al Santuario della Madonna della Guardia cardinale e preti pregano per i morti e i feriti. La procura della Repubblica ha sequestrato la «scatola nera» della Jolly Nero e aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo plurimo contro ignoti. Secondo il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, «la nave non doveva essere lì, poiché una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì. È davvero inspiegabile al momento quanto successo».
Il Gruppo Messina, di cui fa parte il portacontainer, si è detto «a totale disposizione delle autorità competenti» per individuare le cause del tragico sinistro», precisando che l’incidente è avvenuto «nel corso dell’usuale manovra di uscita dal porto nel previsto bacino di evoluzione che anche le navi della linea Messina, assistite, come nel caso della Jolly Nero, dai rimorchiatori e con il pilota a bordo, compiono con regolare frequenza».
Sul fronte delle indagini l’ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura è che il motore della Jolly Nero potrebbe avere avuto un’avaria che le ha impedito di seguire la giusta rotta per uscire dal porto, finendo contro la torre di controllo. «Ma al momento non siamo in grado di dare una versione ufficiale sull’accaduto», ha detto il procuratore Michele Di Lecce.

mercoledì 8 maggio 2013


Genova: proseguono ricerche, 5 cadaveri gia' recuperati, 4 i feriti in ospedale

Genova, 8 mag. (Adnkronos) - Proseguono le ricerche dei dispersi dopo l'incidente avvenuto la scorsa notte nel porto di Genova quando la motonave Jolly Nero, di bandiera italiana, mentre era impegnata nella manovra di uscita dal porto di Genova, ha urtato la torre di controllo dove e' anche ubicata la sala operativa della Guardia Costiera, causando il cedimento della struttura. Al momento del crollo, all'interno della torre erano presenti 13 persone, di cui 10 militari della Guardia Costiera e 3 civili, operatori portuali. Al momento, le vittime accertate sono 5, di cui 3 appartenenti alla Guardia Costiera. Quattro persone sono ricoverate in ospedale, mentre in quattro risultano ancora dispersi. Dopo aver impiegato anche due mezzi aerei del Corpo, le ricerche proseguono in mare con mezzi navali e operatori subacquei della Guardia Costiera. Partecipano alle ricerche sia in mare che a terra Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia di Stato.
(08 maggio 2013 ore 13.02)     La nave  porta contener che causò la collisione
la torre di controllo


domenica 5 maggio 2013


La lettera di Agnese a suo marito Paolo Borsellino

Ecco il testo della lettera scritta da Agnese Piraino Leto a suo marito in occasione del ventesimo anniversario della strage di via d'Amelio
Redazione 5 Maggio 2013
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Agnese Piraino Leto, vedova del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nel luglio 1992, si è spenta oggi nella sua Palermo. Agnese scrisse una toccante lettera al marito in occasione del ventesimo anniversario della strage di via d'Amelio. Nel ricordo di una grande donna, ne riproponiamo il testo:
"Caro Paolo, da venti lunghi anni hai lasciato questa terra per raggiungere il Regno dei cieli, un periodo in cui ho versato lacrime amare; mentre la bocca sorrideva, il cuore piangeva, senza capire, stupita, smarrita, cercando di sapere. Mi conforta oggi possedere tre preziosi gioielli: Lucia, Manfredi, Fiammetta; simboli di saggezza, purezza, amore, posseggono quell'amore che tu hai saputo spargere attorno a te, caro Paolo, diventando immortale. Hai lasciato una bella eredità, oggi raccolta dai ragazzi di tutta Italia; ho idealmente adottato tanti altri figli, uniti nel tuo ricordo dal nord al sud - non siamo soli. Desidero ricordare: sei stato un padre ed un marito meraviglioso, sei stato un fedele, sì un fedelissimo servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano, resti per noi un grande uomo perché dinnanzi alla morte annunciata hai donato senza proteggerti ed essere protetto il bene più grande, "la vita", sicuro di redimere con la tua morte chi aveva perduto la dignità di uomo e di scuotere le coscienze. Quanta gente hai convertito!!! Non dimentico: hai chiesto la comunione presso il palazzo di giustizia la vigilia del viaggio verso l'eternità, viaggio intrapreso con celestiale serenità, portando con te gli occhi intrisi di limpidezza, uno sguardo col sorriso da fanciullo che noi non dimenticheremo mai. In questo ventesimo anniversario ti prego di proteggere ed aiutare tutti i giovani sui quali hai sempre riversato tutte le tue speranze e meritevoli di trovare una degna collocazione nel mondo del lavoro. Dicevi: 'Siete il nostro futuro, dovete utilizzare i talenti che possedete, non arrendetevi di fronte alle difficoltà'. Sento ancora la tua voce con queste espressioni che trasmettono coraggio, gioia di vivere, ottimismo. Hai posseduto la volontà di dare sempre il meglio di te stesso. Con questi ricordi tutti ti diciamo 'grazie Paolo'".