sabato 23 agosto 2014

Cara Francesca tu non sai quale emozione ha risvegliato in me il tuo bellissimo viaggio.

Si anch’ io sono stata in Norvegia, non da turista ma da operaia del baccalà.

Il mio racconto inizia nel lontano 1955. Io allora avevo 16 anni ed ero in cerca di lavoro.

Mi recai all’Ufficio di Collocamento, dove si diceva che nella Darsena del porto di Genova cercavano operaie
stagionali per la lavorazine del baccalà”. Ci fu un fuggi-fuggi generale, ma io non scappai e mi presentai. Mi dissero: “Allora domani mattina vai in Darsena”.

La Darsena di Genova
La Darsena di Genova

Nata e vissuta a Genova non ero mai entrata in Porto; era pieno di uomini che, spesso, manifestavano la loro volgarità, e ciò succedeva anche al mio passaggio. Erano i Camalli (scaricatori) del porto. Uomini col gancio nella tasca posteriore dei pantaloni. Serviva loro per scaricare i sacchi di frumento o le balle di cotone.

I Camalli
I Camalli

La Darsena si trovava dove attualmente c’è il Museo del Mare. Lì vi erano dei grandi magazzini alimentari e al molo vi attraccavano i pescherecci.
Non ebbi bisogno di informazioni nè di indirizzo per trovare il luogo in cui avrei dovuto svolgere il mio lavoro. L’odore penetrante del baccalà mi fece da batti-strada.
Un omone tipo Mangiafuoco di Pinocchio, con una cadenza ultra genovese, mi accolse ed io iniziai la giornata.

Il lavoro era stagionale, si lavorava a cottimo, e per mesi non vidi la luce del giorno. Entravo al mattino alle 6 ed uscivo alla sera alle 18. Era inverno, il magazzino si trovava al fondo ed era totalmente privo di finestre.
Il mio lavoro consisteva nello spellare i baccalà e fare i filetti per poi confezionare le cassette e spedirle in tutto
il mondo.

Ricordo quell’odore impregnante che mi rimaneva sempre addosso, anche se mi lavavo a più non posso puzzavo sempre come un baccalà. Come mi avvicinavo a qualcuno,  si allontanavano tutti da me, soprattutto i ragazzi.
Ma ce n’era uno che non scappava, era il figlio del padrone. Lui mi faceva una corte spietata ma a me non piaceva. Sembrava un Fantozzi, piccolo, grassottello con gli occhiali.
Il padre sapeva tutto e non gli dispiaceva affatto che il figlio mi corteggiasse. Ma io, a quell’età volevo l’amore con la A maiuscola.

Con mia grande sorpresa, un giorno il padre mi disse: “ti piacerebbe venire con noi in Norvegia a comprare il baccalà? Tu farai la cuoca a tutto l’equipaggio”.
Chiese il consenso di mio padre e si accordarono per una quota di 400mila lire. Parlo del 1955, a quell’epoca erano veramente soldoni!
Così, senza neppure rendermene conto, mi ritrovai ad essere l’unica donna in mezzo a 10 uomini, tra capitano, equipaggio, il mio pricipale e suo figlio.
L’ho paragonato a Mangiafuoco perchè il suo modo di fare era burbero ma il suo cuore era grande. Mi prese sotto la sua ala protettrice e guai a chi mi toccava.
Mi sentivo protetta vicino a lui e ha capito che i suoi soldi non mi interessavano.

peschereccio1942Giunse il giorno della partenza. Non ero mai salita a bordo di un peschereccio, era tutto nuovo per me.
Per prima cosa mi fu presentato il cuoco di bordo.

Che sollievo!!!!!!!!!!!!!!

Ho dovuto imparare presto il nuovo metodo di cucinare a bordo. Innanzitutto, per restare in equilibrio, si doveva lavorare con le gambe allargate. Si dovevano mettere panni bagnati sotto ogni oggetto per non farlo scivolare. Si lavorava 12 ore al giorno.
A questo modo non mi accorsi neppure del luogo in cui mi trovavo. Vedevo solo cielo e acqua.

Ma un giorno sentii la voce del padrone che, guardando con il cannocchiale, gridò “Bergen”.

BERGEN
BERGEN

Più tardi si attraccò al Porto. Uscii dal mio buco perchè volevo proprio vedere questa nuova terra.
Ma siamo a casa di Biancaneve! Tante casette colorate con la punta all’insù, che bello, ma è una favola !
La voce del padrone, purtroppo,  mi riporta subito alla realtà e mi ricorda che non sono una turista, ma una lavorante.
Si scende solo per comprare il baccalà e lo Stockfisch.
Lui sapeva dove andare. Raggiungiamo una collinetta, ci sono tanti filari, da lontano penso sia una collina di viti. Macchè, è lo Stockfisch “steso” ad asciugare.

Essiccazione stockfisch
Essiccazione stockfisch

Si compra il tutto e si ritorna a bordo. Il giorno dopo si riparte: destinazione Genova.

In maniera molto diversa anch’io ho messo piede in Norvegia.


Alba

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