giovedì 15 marzo 2012

questa storiella l'ò trovata in internet ma vi devo dire che mi sta capitando questo che leggete

MerloPDFStampaE-mail
Scritto da Roberto Allegri   
GRADITO OSPITE DEI NOSTRI GIARDINI
Merlo
Turdus merula
  Non importa se si vive in città o in un paese di provincia, c’è ugualmente una voce che si leva alta all’alba, prima che le automobili prendano possesso di ogni cosa. E’ la voce dei merli, un canto armonioso e complicato con cui questi uccelli, diventati ormai di casa nei nostri parchi e giardini, salutano con entusiasmo il giorno che inizia.
Facilissimo distinguere un merlo maschio perché la sua livrea è inconfondibile: il piumaggio nero come il carbone da cui spicca nitido il becco giallo-arancione. Più tenue e delicata la femmina, che conserva sempre piume brune, meno appariscenti come si conviene ad una mamma coscienziosa che deve covare le uova nascosta tra il fogliame. Ma la cosa curiosa è che ai merli ormai siamo tutti abituati. Non ci meraviglia più che degli uccelli abbiano imparato a vivere a così stretto contatto con gli uomini. Li vediamo ogni giorno, spesso mettiamo sul davanzale della finestra briciole di pane per aiutarli a passare i tempi più freddi, li sentiamo cantare appollaiati sulle cime degli alberi o sulla punta delle antenne tv. La loro presenza è certa, usuale, familiare. E così non ci meravigliamo più quando una coppia di merli decide di stare nel nostro giardino, magari di costruirvi il nido, oppure di insegnare a volare ai piccoli.
Invece, se prestassimo attenzione, scopriremmo che si tratta di animali bellissimi, attenti e molto intelligenti, in grado di capire in un attimo se siamo persone gentili e ben disposte verso di loro. Allora essi ci ricompensano dimostrando di fidarsi di noi, di non avere paura, di arrivare anche al punto di entrare in casa se trovano una finestra aperta perché la loro voglia di conoscere è senza confini.
Per i merli il periodo invernale è il più difficile. Col freddo infatti il cibo scarseggia e gli insetti di cui sono ghiotti sono scomparsi. Gli uccelli che vivono nelle città allora si avvicinano alle case per vedere se riescono a trovare qualcosa da mangiare. E’ questo il momento di installare in giardino una mangiatoia, di allestire un punto dove i merli, i passeri, i pettirossi e, se siamo fortunati, le cincie possano trovare di che sfamarsi. E se non si possiede un giardino, si può fare la stessa cosa sul balcone, sul terrazzo, anche sui davanzali delle finestre. L’importante è che la mangiatoia sia riparata dal vento e dalla pioggia e che non sia facilmente raggiungibile dai gatti. I felini infatti, che in fatto di astuzia non devono imparare da nessuno, si accorgono subito del punto dove i merli si danno convegno per mangiare e li attendono al varco. Se la mangiatoia è sistemata in giardino, meglio sarebbe metterla vicino ad una siepe così da offrire una via di fuga nascosta dalle foglie agli uccelli spaventati. Quindi si deve solamente cominciare a mettere cibo a disposizione ogni giorno: pane e biscotti, frutta oppure mangimi appositamente comprati nei negozi di animali.
All’inizio i merli studieranno la cosa da lontano. Poi, una volta capito che non vi è pericolo, accetteranno volentieri il dono. E tutte le mattine saranno lì, pronti. Ogni inverno io metto del pane nella mangiatoia del mio giardino. E i merli, se ritardo nel rifornire il loro piatto, vengono fin sulle finestre e picchiettano col becco i vetri. Sono diventati così sicuri che un giorno ho scoperto una merla in salotto. Aveva trovato la porta aperta e, zampettando, aveva percorso il corridoio fino al divano, fissandomi poi con quello che io ho interpretato come uno sguardo di disappunto.
Il premio per la nostra ospitalità arriva ai primi di marzo quando i merli decidono di costruire il nido in giardino. E’ meraviglioso sapere che hanno considerato la nostra casa sicura, protetta, adatta per mettere su famiglia. Allora il maschio si dà da fare sul serio col suo canto, per avvisare gli altri che quello è il suo territorio. Un canto musicale e complesso, perché i merli sanno imitare la voce degli altri uccelli e spesso infilano suoni ascoltati altrove nei loro gor

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