martedì 4 settembre 2012

Da una amica che vive in Svezia ed è di origine italiane di cui tiene un blog fa il confronto
con la nostra scuola elementare e la loro
-”scusi, ma dobbiamo comprare del materiale al Vikingo per l’inizio della prima elementare?”
- “materiale? Che materiale?”
-”non so, cose tipo matite, penne, un astuccio con i colori, quaderni, libri. Cosa dobbiamo comprare?”
La scuola elementare di mio figlio è iniziata da qualche giorno, e non vi nascondo una certa commozione (oddio mio figlio sta già in prima!), un bel po’ di ansia organizzativa (come deve stare a scuola alle 8:20???), e una buona dose di stupore viste le novità da digerire che non riguardano solo l’inizio della scuola dell’obbligo, ma anche il fatto di viverlo in un paese diverso dall’Italia. Ecco quindi qualche racconto di prima mano sul funzionamento della scuola in Svezia, che voglio riassumervi per quel che ho capito finora. Nel leggere quello che scrivo vi ricordo che io vivo a Stoccolma, in un quartiere relativamente benestante, e non sono minimamente al corrente di quello che succede nel resto della Svezia se non a grandi linee in base a quello che leggo sui quotidiani.
Iniziamo con il sottolineare che la scuola elementare in Svezia inizia a 7 anni, quindi un anno più tardi rispetto all’Italia. L’anno precedente i bambini sono invitati senza obbligo di frequenza ad un anno propedeutico in cui si lavora principalmente sulla formazione della classe, come gruppo unito, gettando le basi per l’anno seguente.
La frequentazione della scuola dell’obbligo non implica nessuna spesa aggiuntiva, tutto il materiale è fornito gratuitamente dalla scuola, la frequenza alla scuola è gratuita, non si paga nulla per il pranzo né per la merenda del pomeriggio. Siamo tenuti a fornire un frutto. Basta. Niente astucci, matite, penne, quaderni, libri, nulla di nulla. Niente.
Ci avevano detto che avremmo avuto un solo insegnante, ma guardando lo schema mi sono accorta che Il Vikingo avrà una maestra principale di riferimento per lo svedese, la matematica, e il disegno, una maestra per l’inglese e intelligenza emotiva, una per la musica, e una per la ginnastica, per un totale di 4 insegnanti. In più il Vikingo beneficerà dell’insegnante di madre lingua una volta a settimana, e di una insegnate di sostegno per bambini di madre lingua diversa dallo svedese per delle lezioni aggiuntive rispetto all’orario scolastico di base.
La divisione delle ore di lezione settimanali non riserva meno sorprese. Ho appreso infatti con stupore che la lezione di inglese dura ben 20 minuti: solamente venti minuti, che ti fa chiedere come sia possibile che gli svedesi parlino così bene l’inglese. Per contro fanno due lezioni di musica di 30 minuti l’una, altri 30 minuti di disegno, e ben 40 minuti di lezione di intelligenza emotiva a settimana! Educazione fisica è due volte a settimana con lezioni di 40 minuti ciascuna. Confesso che non so come funziona in Italia, ma mi sono stupita moltissimo nel leggere questo schema e sto ancora cercando di capire se mi piace oppure no.
Non finisce qui. Alcune lezioni delle materie fondamentali, svedese e matematica, vengono fatte a metà classe per volta. In pratica, mentre metà classe lavora con l’insegnante, l’altra metà gioca in un’altra aula. In questo modo l’insegnante può lavorare con gruppi più piccoli composti da una dozzina di bambini, e monitorare meglio il coinvolgimento di ogni singolo bambino.
Nota dolente per quel che mi riguarda continua ad essere il tempo minimo dedicato al pranzo. Il tempo dedicato a quello che per molti italiani è il momento più importante della giornata è di appena 20 minuti. Tempo durante il quale i bambini devono servirsi il cibo da soli (sotto la supervisione dell’insegnante), andare a sedersi a tavola, mangiare senza parlare o giocare, sparecchiare, pulire il tavolo e rimettersi in fila per uscire a giocare in giardino.
A me l’idea di questo pranzo veloce e in silenzio, con il cibo che naviga in improbabili salsine, mette una certa tristezza, e penso a fatto che dovremom cercare di compensare al meglio a casa, trasformando il pasto serale in un momento conviviale piacevole.
Ma veniamo ad un’altra sorpresa. Un giorno a settimana si tiene il consiglio di classe, della durata di 40 minuti. A detta delle insegnanti questo è un momento importantissimo durante il quale i bambini imparano a dire la loro sulla loro scuola, imparano ad ascoltare quello che dicono gli altri, ad esprire i loro bisogni e idee di fronte a tutta la classe, e a discutere per trovare un accordo soddisfacente per tutti. Si tratta quindi dilezioni pratiche di democrazia e in Svezia iniziano a 7 anni. Stupiti? io si.
E gli intervalli? Si svolgono rigorosamente all’aperto, in giardino. All’obiezione di alcuni genitori che spesso i bambini escono in giardino con vestiti non adatti alle condizioni climatiche, e che sarebbe auspicabile un maggiore controllo da parte delle insegnanti, la maestra ha risposto che loro invitano i bambini a ragionare con la loro testa e a capire da soli se fa freddo o meno. I bambini infatti escono in giardino a giocare da soli, non con l’insegnante (in giardino ci sono dei controllori, che sono spesso genitori volontari), e al suono della campanella rientrano in classe da soli. L’autonomia del bambino è a livelli per noi italiani quasi inimmaginabile.
Un altro genitore, evidentemente preoccupato del fatto che la figlia già sapesse leggere, e potesse annoiarsi in classe ha chiesto delucidazioni su come intendono comportarsi per affrontare eventuali disomogeneità della classe. E qui è venuto il bello. L’insegnante ci ha spiegato che loro non cercano in alcun modo di appiattire il livello della classe, ossia di portare tutti allo stesso livello. Ha affermato con gran sicurezza che è dimostrato che facendo ciò gli unici che si trovano bene sono gli studenti di livello medio, che hanno possibilità di confrontarsi con chi sta peggio di loro, acquisendo sicurezza, e con chi sta  più avanti, avendo quindi un esempio positivo da raggiungere. Secondo lei invece sia i bambini con più difficoltà che quelli più avanti in questo modo soffrono, perdono interesse, e difficilmente riescono a migliorare. Il loro modo di procedere invece è completamente diverso. Da quel poco che ho capito ogni bambino segue il suolivello di apprendimento scolastico, e si identificano degli obiettivi personali, offrendo sfide specifiche al livello del bambino. Quindi ad esempio se la classe sta esercitandosi nella lettura, ad un bambino che ha difficoltà verranno dati compiti diversi rispetto al bambino che è già in grado di leggere in modo fluente. In pratica esiste una scala di valutazione della preparazione che descrive vari livelli, ad esempio per la lettura si va dal “sa che la scrittura procede da sinistra a destra”“legge parole con l’aiuto di immagini”“conosce il suono delle lettere” fino a “legge frasi complesse con parole che non conosce” e così via. Se un bambino è al livello 4, il suo obbiettivo è quello di raggiungere il livello 5. Se una bambina è al livello 9, dovrà raggiungere il 10.  I nostri dubbi sono ovviamente se un bambino parte ad un livello inferiore, riuscirà mai a recuperare?
Di certo noi genitori abbiamo un compito arduo: in primis dobbiamo capire come gestire la nostra ansia (oddio l’amichetto G. sta al livello 8, come è possibile che nostro figlio stia ancora al 5??), e al tempo aiutare nostro figlio a concentrarsi sui suoi obbiettivi, e gioire insieme a lui per i suoi progressi. In realtà questi livelli da quello che ho capito vengono discussi principalmente con i genitori, e non molto con i bambini, che percepiscono solo che hanno compiti da fare diversi, ma non ne sono totalmente certa. Vi confesso che affronto questo inizio di scuola con un minimo di preoccupazione misto a curiosità, ma anche a tanta fiducia. Tornerò ad aggiornarvi nel corso

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