scritto da francesca il 24 03 2013


E allora cerca riparo ovunque nel paese, nei fienili, nei
parchi, nelle grotte o tra i combattenti. Molti si uniscono ai profughi che
cercano rifugio clandestinamente nei paesi confinanti: Iraq, Turchia, Libano,
Giordania. Non hanno cibo per sopravvivere, non hanno medicine per curarsi se
sono malati o feriti, e molto spesso lo sono. Bambini usati come scudo umano dai
gruppi armati sulla linea del fronte, li chiamano “Bambini sotto
tiro”.
E ora anche i bombardamenti chimici
che lasciano sul corpo ustioni atroci, piaghe, vesciche che sfigurano chi riesce
a sopravvivere. Armi micidiali che mandano in frantumi non solo la vita delle
persone ma anche l’infanzia dei bambini innocenti creando deformazioni fisiche,
cedimenti del sistema nervoso, perdita di capelli, malori, astenia, fino alla
paralisi.
Omar è stato colpito da una di quelle bombe, ha il corpo
sfigurato, ustionato in modo atroce, ha problemi di equilibrio, perdita di
memoria. A Homs dove un gruppo di volontari ha improvvisato un ambulatorio in
aperta campagna, Omar cerca i suoi genitori, ma nessuno ha il coraggio di dirgli
che sono tutti morti nel bombardamento. Quell’ambulatorio, che ha un nome di
chiarissimo significato, “24/24″ è preso d’assalto ogni giorno da centinaia di
vittime civili, in prevalenza donne e bambini. Il dottor Ghazi Aswad, chirurgo
francese di origine siriana s’impegna giorno e notte, col suo gruppo di
volontari, per curare tutto quell’orrore e salvare più vite possibili dalla
morte. Ma non ha a disposizione quello che serve, manca tutto, soprattutto
farmaci adatti ad una cura adeguata contro quelle spaventose ferite da armi
chimiche.
Mohamad ha appena un anno e mezzo. E’ arrivato al “24/24″ portato
in braccio dalla mamma che non lo lascia un attimo. E’ il suo unico figlio, ha
ustioni di secondo grado sul 40 per cento del corpo, soffre di trauma
respiratorio da inalazione di fumi tossici e dolori insopportabili in tutto il
corpo. Ma a Homs non ci sono letti a sufficienza così Mohamad viene ricoverato
solo per il tempo di cambiargli le bende, poi con la sua sofferenza, in braccio
alla mamma se ne deve andare ritornando, se sopravviverà, dopo quindici
giorni.
Arriva una donna urlando disperatamente. Il suo bimbo, Salim di
11 anni ha un’orrenda ferita lungo tutta la nuca, non ha più capelli, ha
vesciche e rigonfiamenti spaventosi, anche sul volto, come da corrosione di
acidi. Le cure che gli praticano immediatamente non bastano, ci vorrebbe un
intervento chirurgico, ma non è possibile!
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