sabato 1 novembre 2014

Arriva in Sede, una mattina presto. La testa bassa, lo sguardo spento di chi ha annullato anche l’ultimo pezzetto di dignitoso orgoglio affondandolo dentro la disperazione.


uomo-triste

“Ho 39 anni, sono ammalato di SM da 8 anni. Il neurologo che mi ha in cura mi prescrive ansiolitici e tranquillanti in attesa di visionare la risonanza magnetica che ho prenotato mesi fa all’Asl di zona.
Sono disoccupato da due anni, la mia azienda mi ha licenziato. Ai colloqui di lavoro, quando accenno alla mia malattia, mi dicono tutti “le faremo sapere”. Poi silenzio per sempre.
Con la nuova Legge di Stabilità, siccome non ho 40 anni, non ho più diritto alla mobilità.
Ho una moglie e due figli. Il più piccolo, 3 anni, soffre di tetraparesi spastica e necessita di cure e fisioterapia continue. L’Ospedale della mia città me l’ha rifiutato dicendomi di portarlo ad un centro clinico che dista più di 60 km. tra andata e ritorno.
Ho dovuto vendere l’automobile perché non potevo né mantenerla né guidarla. A causa della mia malattia, e della mia situazione famigliare, ho anche continue crisi di panico.
Alcuni amici, vicini di casa, e qualche parente si offre di accompagnare mia moglie e il bimbo a fare le terapie. Ma non so per quanto ancora.
Anche il bambino più grande soffre di disturbi legati a disabilità comunicative e necessita di riabilitazione.
Non pago l’affitto da mesi, perché non ho i soldi e ho ricevuto lo sfratto.
Ho bussato a tutte le porte. Tutti mi promettono di interessarsi al mio caso, poi…..il nulla.
Sono qui da voi, ma mi vergogno di esserci.
Scusate, ora devo uscire, camminare, sento che sto per avere un’altra crisi”.



Non riesco a parlare. Solo a pensare che questo uomo-ragazzo ha l’età di mio figlio.
Quasi mi vergogno di essere sana.
E’ tutto il giorno che penso…devo fare qualcosa…devo fare qualcosa…devo fare qualcosa…
Ora lo so.



Tre giorni dopo:


- Pronto, parlo col signor…..? Sono Francesca dell’AISM. Dovrei vederla, devo consegnarle qualcosa.


- Si, sono io, ma adesso sono in Ospedale per la terapia. A casa c’è mia moglie, se vuole può suonare il campanello e consegnare a lei.


– Ecco, per voi. Scusate, è poco ma non potevo pensare a quei bambini…no.. Devo andare.


Grazie, grazie infinite. Lei è un angelo, non sappiamo come ringraziarla.


– No..no.. non ringraziate me, io non ho fatto nulla. Ringraziate un  benefattore, per voi resterà uno sconosciuto, ma ha un cuore grande così.


con-il-cuore

E scappo via perchè non si veda la lacrima che spezzerebbe il loro sorriso.


francesca (3)

Nessun commento:

Posta un commento