domenica 2 novembre 2014

Viaggio fra le usanze ed i riti del mondo e di talune parti del nostro Stivale di una giornata mai riconosciuta come festiva

La Commemorazione dei defunti è una ricorrenza della Chiesa cattolica. Anticamente preceduta da una novena, è celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue di un giorno la festività di Ognissanti del 1 novembre.
E’ il giorno in cui solitamente è consuetudine far visita ai cimiteri e camposanto, portando in dono fiori e crisantemi al cospetto delle tombe dei propri cari, talune delle quali – dopo 364 giorni di abbandono duranti i quali hanno più volte rischiato di venire inghiottite dalle erbacce – tornano così ad avere quel briciolo di decenza, nel rispetto (almeno per un giorno) di coloro che non ci sono più. Un modo come un altro per fingere di far pace con la propria coscienza, i propri rimorsi, forse mai esistiti. Perchè così fan tutti, insomma.
Il colore liturgico di questa commemorazione è il viola: quello della penitenza, dell'attesa e del dolore, utilizzato anche nei funerali. Nella forma straordinaria del rito romano era previsto che nel caso in cui il 2 novembre cadesse di domenica (così come in questo 2014), la ricorrenza fosse celebrata il giorno successivo, lunedì 3. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la ricorrenza non è mai stata ufficialmente istituita come Festività Civile.
L'idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima - così chiamata prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II -, ossia la domenica che precede di due settimane l'inizio della quaresima, all'incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all'abate benedettino Sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum". Successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica.
Nei paesi dell'America Centrale è consuetudine, oltre a visitare i cimiteri, addobbare le tombe con fiori, oltre che depositare sulle stesse giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino) o alcolici. In Messico, in alcune abitazioni, è ancora consuetudine preparare l'altare dei morti: tale manufatto viene arricchito con immagini del defunto, una croce, un arco e incenso. Ciò in quanto il credo popolare pensa che, durante tale giorno, lo spirito dei defunti venga a trovare i loro cari e questo altare avrebbe il compito di favorire tale ritorno. Nelle Filippine è consuetudine abbellire le tombe dei propri cari, oltre che offrire preghiere per tutti i defunti.
In Italia è consuetudine, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari. In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati infatti “dolci dei morti”, per celebrare la giornata.
In Sicilia durante la notte di Ognissanti la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana e altri dolci caratteristici. Nella provincia di Massa Carrara la giornata è l'occasione del “bèn d'i morti”, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino. Ai bambini veniva inoltre messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite. Nella zona del monte Argentario era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.
Nelle comunità dell'Italia meridionale dell'Eparchia di Lungro e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi si commemorano i defunti secondo la tradizione orientale di rito greco-bizantino e le celebrazioni vengono effettuate nelle settimane precedenti la Quaresima. In Abruzzo, conformemente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all'interno per utilizzarle come lanterne. A Castel San Giorgio, nel salernitano, presso il civico cimitero San Giovanni Paolo II, dal 2010 è diventata oramai consuetudine per la ricorrenza dei defunti del 2 novembre, dopo aver deposto la tradizionale corona di alloro e la corona bianca per i fanciulli volati in cielo prematuramente, organizzare nell'area antistante la Chiesa il concerto di  musica sacra presentato dalla Corale Polifonica della città, al quale con emozione ed entusiasmo assistono migliaia di cittadini. A Treviso si ricorre mangiando i delle focacce particolari chiamate “i morti vivi”.

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